Ennesimo attentato nella città de Il Cairo, proprio nei giorni antecedenti le elezioni presidenziali del 26 e 27 maggio.
Questa notte, presso l’Università di Al-Azhar, un’auto si è fermata davanti ad un gruppo di poliziotti, fissi a sorvegliare l’Università. Gli spari sono arrivati direttamente dall’auto, senza che nessuno scendesse, provocando la morte di 3 poliziotti e di 9 feriti. Uno dei testimoni lì presenti ha commentato l’accaduto: Sulla macchina c’erano 4 persone, due davanti e due di dietro. Abbiamo visto una donna con il velo all’interno, gli altri indossavano delle maschere, sono andati nella direzione opposta, la polizia era lì e poi hanno cominciato a sparare.
L’attentato si pone nella cornice di un completo attacco mirato esclusivamente a colpire le forze dell’ordine. Un avvenimento molto complesso da valutare che sembrerebbe vincolato strettamente alle elezioni previste per il fine settimana. L’obiettivo principale del nuovo Governo, a quanto pare, dovrebbe essere la sicurezza dello Stato, come già affermato da Abdel Fattah Al-Sisi, il favorito nel duello politico. L’ex capo dell’esercito, propugnatore della destituzione di Mohammed Morsi, l’unico presidente eletto direttamente dai cittadini nell’intera storia politica dell’Egitto, si trova in posizione di assoluto vantaggio nei confronti del suo rivale Hamdeen Sabahi, afferente al partito Corrente Popolare.
Al-Sisi ha già fatto presente, sia nella prima intervista ai media, sia su Youtube, di non apprezzare la politica estremista e tradizionalista dei Fratelli Musulmani e ha anticipato che tenterà in tutti i modi di porre fine alla loro organizzazione.
Intanto in Libia la situazione diventa sempre più asprigna: i “Leoni del monoteismo”, gruppi di jihadisti della Cirenaica, hanno incolpato l’Egitto di aver sostenuto l’attacco promosso dal generale Khalifa Haftar, nella città di Bengasi. In pratica i “Leoni” sono convinti che l’Egitto abbia appoggiato Haftar procurando gli elicotteri necessari per l’assalto. A quanto pare la politica di sicurezza egiziana, impregnata nel programma politico di Al-Sisi, sembra possa essere utilizzata anche in Cirenaica per condurre ad una guerra nei confronti dei fondamentalisti lì presenti, la stessa lotta che il ‘quasi’ futuro governatore avrebbe intenzione di attuare nei confronti dei Fratelli Musulmani.
Ad avallare la tesi ipotizzata c’è, di rimando, l’accusa egiziana del coinvolgimento dei gruppi di jihadisti nell’ascesa dei Fratelli Musulmani, sostenuti da Morsi, che avrebbero permesso più volte il trasferimento di armi di contrabbando presso la Striscia di Gaza. Un piano di collaborazione sembra propinarsi all’orizzonte, un piano già preannunciato da Muhammad Hijazi, il generale delle forze dell’ordine libiche in sostegno di Haftar, che ha rapportato “i terroristi di Bengasi ai Fratelli Musulmani” e che ha preavvisato la loro futura scomparsa.
Collaborazioni e interessi politico/economici potrebbero portare a conflitti nell’intero mondo arabo ed è per questo che il Ministero degli Esteri dell’Egitto ha cercato di far rientrare qualsiasi nuovo attacco volto a generare violenza, scagionando l’Egitto da qualsiasi collaborazione con Haftar: Siamo contrari a ogni tipo di intervento esterno in Libia.