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Economia, la pandemia ha diviso vari settori soprattutto la finanza e l’economia

La pandemia ha cambiato diversi settori, soprattutto quello economico. Lo stato inatteso in grado di perturbare l’economia, la finanza le industrie e il commercio. Messi già sotto pressione dalla lenta ripresa dell’Occidente. La gestione dei flussi economico-finanziari  e sdoganando il dominio delle piattaforme tecnologiche e la dipendenza delle società da esse. Individuando nell’Europa la pecca dell’economia globale.  A un anno di distanza, possiamo tirare le somma con delle considerazioni. Dopo che la pandemia e le sue conseguenze catastrofiche hanno cambiato strutturalmente rapporti di forza, dinamiche produttive e scenari finanziari.

Si è confermata la natura doppia della globalizzazione, si è accentuato lo scollamento tra economie reali e finanza. Apple ha sfondato 2mila miliardi, Tesla ha sbancato nel settore auto, Amazon, Facebook e Google hanno aumentato i loro valori economici e finanziari. Più l’economia reale si inceppava, più la borsa sbancava. E la dicotomia più classica dell’era globalizzata era una beffa, in una fase in cui neanche i decessi da Covid e una serie di crisi socioeconomiche frenano le borse.

Da valutare sul lungo periodo sono gli effetti sistemici di due cambiamenti importanti per l’economia, sdoganamento dello smart working e la ristrutturazione del ruolo delle grandi metropoli come sviluppo e aggregazione di idee, imprese e innovazioni.

L’ultimo Pil, quello relativo al 2020, ha fatto segnare un aumento pari al 2,3%, il più basso mai registrato. Le esportazioni verso l’estero hanno fatto registrare una crescita record del +154.9%. Per scongiurare danni futuri, e mantenere salda la rotta, si è  imbastita una road map da rendere effettiva durante il 14esimo Piano Quinquennale (2021-2025). Come sarà il futuro? Non saranno più dunque, gli investimenti stranieri il principale volano della crescita nazionale, quanto piuttosto i miracoli del mercato interno.  Si spera in un futuro più prospero per le medie e piccole imprese, e che l’economia si rimetta in pari con i livelli europei, soprattutto per garantire un futuro di produttività alle generazioni successive.