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E-Therapy, il sostegno psicologico durante la pandemia

E-Therapy, un nuovo modo di approcciare al consulto psicologico.

Con l’espandersi della pandemia da Covid-19, i dati sono diventati sempre più chiari : l’assistenza psicologica è aumentata a dismisura. La domanda di consulti si è moltiplicata e la maggior parte della popolazione mondiale ha scelto sempre più frequentemente l’assistenza online.

L’ e-therapy o telehealth, rientra in uno dei tanti interventi psicologici adottati attraverso l’uso di dispositivi tecnologici che favoriscono la comunicazione a distanza, come videoconferenze, telefonate, a volte anche e-mail e chat private tra dottori e pazienti.

Anche i social hanno fatto la loro parte : proprio in quest’ultimo periodo infatti sono nati molti gruppi di ” ascolto ” psicologico online che hanno offerto e offrono, consulti immediati.

Le restrizioni e il forzato distanziamento sociale, hanno reso sempre più necessario questo tipo di approccio al supporto psicologico.

Ne abbiamo parlato  con la  Psicologa  Valeria Bossi di Arzano  :

-Dottoressa com’è cambiato l’approccio al consulto psicologico durante il Covid?

<< L’avvento del covid 19 ed il susseguirsi di limitazioni e restrizioni fino all’isolamento hanno fatto sì che ognuno di noi entrasse in contatto con se stesso ed i propri limiti. L’isolamento sociale ci ha costretto a guardare e a riconoscere molti aspetti di noi che con fatica cercavamo di tenere in equilibrio con varie occupazioni e relazioni, che inevitabilmente, soprattutto nel periodo di lockdown, sono state messe da parte per causa di forza maggiore. Il contatto prolungato con la situazione di emergenza e le strategie di evitamento del virus ha fatto sì che un numero molto elevato di persone abbiano sentito l’esigenza di ricevere un supporto psicologico, di ricevere ascolto e di condividere il proprio disagio psicologico. Le limitazioni e le norme anti-covid hanno inevitabilmente rivoluzionato anche il setting psicologico, in quanto diventa sempre più difficile, ed in alcuni casi impossibile, cominciare o continuare un percorso psicologico “tradizionale”, basato sull’incontro non soltanto mentale ma fisico tra il professionista ed il beneficiario.>>

-Quanto è importante dunque l’e-therapy in questo contesto storico così complesso?

 <<L’e-therapy diventa importante in questo contesto storico, principalmente perché riesce a superare i “gap” e le distanze legate all’isolamento sociale, ma ancora più in generale risulta fondamentale in quanto ulteriore modalità di utilizzo di un supporto psicologico che, come percorso di conoscenza, risulta necessario, soprattutto in un momento in cui l’incertezza fa da padrona e la paura sembra l’unico modo per superare il momento, per rimanere “lucidi”, riflessivi e perché no critici nei riguardi di una realtà che nel mettere in discussione la nostra quotidianità, destabolizzandoci ci mette in contatto con ciò che siamo e con le nostre radici, eliminando ciò che non era necessario. Questo metodo prevede l’utilizzo di un canale multimediale (da apposite piattaforme telematiche, al semplice utilizzo di videochiamate suo social) attraverso il quale effettuare colloqui psicologici.

In passato questo metodo era utilizzato specialmente in quei casi in cui i beneficiari del colloquio erano impossibilitati a recarsi di persona all’incontro per un colloquio, in quanto versavano in una situazione di degenza o perché bloccati per situazioni di emergenza, oggi che le situazioni di immobilità sono aumentate, sono aumentate anche gli ambiti di applicazione dell’e-therapy.  In un momento in cui le case rappresentano il posto più sicuro e c’è una spinta verso il “dentro” piuttosto che verso l’esterno, per un professionista riuscire ad essere presente nella quotidianità delle persone e portare il dovuto sostegno laddove necessario, diventa una vera conquista.>>

-Ci sono ancora tanti pregiudizi verso chi intende intraprendere un percorso terapeutico, Lei che cosa pensa al riguardo?

<<Il supporto psicologico è sempre stato un mezzo per esplorare se stessi e riuscire a comprendere meglio ciò che siamo.  Non deve essere considerato come una sorta di “cura” per una malattia ma piuttosto come un percorso da intraprendere per muoversi da ciò che ci tiene bloccati ed andare verso il benessere personale.  Oggi che, improvvisamente, ci dettano le regole per stare bene non considerando la situazione di partenza di ognuno, può capitare di sentirsi spaesati e non in equilibrio. In questo caso non bisogna sentirsi inadatti ma prendersi cura di quel disagio, partendo da quello per “andare oltre” oltre le limitazioni, oltre le paure, oltre le distanze.>>