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DPCM Natale, la festività più intima del 2020

Il Natale, è risaputo, è una delle feste più intime, da trascorrere in famiglia, nel calore della propria abitazione, in un clima di serenità ed unione. Quest’anno ancor di più, dato che tra le pieghe delle discussioni del governo si è aperta una grande parentesi sul nuovo decreto ministeriale, una sorta di DPCM Natale, dato che esso ha puntato l’attenzione sulle modalità di svolgimento della festa, assicurando a migliaia di italiani quell’intimità tipica del periodo natalizio.

Intimità che non sarà sinonimo di pace e serenità, gli animi sono tesi, non solo a causa della pandemia in senso stretto, la questione più preoccupante resta quella economica. La Coldiretti stima un ammanco pari a 1,2 miliardi di euro solo per quanto riguarda le spese per la preparazione alle festività.

I punti chiave della discussione del governo sono facilmente intuibili e riassumibili:

  • apertura delle attività ristorative;
  • coprifuoco;
  • spostamenti tra regioni.

È infatti noto che migliaia di italiani ogni anno decidono di trascorrere le festività all’interno di ristoranti, alberghi o altre strutture ricettive, le quali riescono a trarre un forte profitto dagli eventi organizzati per le festività, delineando una vera e propria stagione invernale anche in quei luoghi meno frequentati durante questo periodo, così come è noto che, grazie alle migliaia di iniziative, mercatini natalizi, spettacoli a tema, città addobbate et similia, migliaia di italiani si riversino nelle strade delle proprie città, dei borghi, dei paesi, consuetudine che non delineerebbe un fattore di pericolo se non si fosse nel bel mezzo di una pandemia mondiale.

Sebbene i due tratti già accennati siano di forte interesse per il governo, il DPCM Natale punta l’attenzione sul tema più caldo delle festività: gli spostamenti tra regioni.

Molti italiani approfittano annualmente delle festività per fare ritorno nelle proprie regioni originali, in quelle di residenza, o ancora per ricongiungersi ai propri parenti almeno una volta l’anno.

Il DPCM Natale è volto quindi a ostacolare questi tre particolari problemi che porterebbero senz’altro a un’impennata della curva dei contagi.

Ma le decisioni non sono del tutto definite e rigide, molte sono i contrasti riguardo le norme previste.

Sarà quindi necessario un ulteriore passaggio, questa volta con il Centro Tecnico Scientifico del Ministero della Salute e con le Regioni.

Trapela però una notizia sconcertante per molti, rassicurante per altri, dopo un vertice corposo tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione di maggioranza, sembra prevalere la linea di chi si batte per un Natale blindato, al fine di limitare i rischi di una terza ondata.

E allora la conclusione, bozza del DPCM Natale, prevede che i ristoranti restino chiusi dalle 18, con un blocco, che potrebbe diventare totale, a Natale e Santo Stefano. I negozi, invece, potranno restare aperti fino alle 21 o anche oltre, purché riescano a rispettare e far rispettare l’obbligo di coprifuoco alle 22. Resiste, e si fa strada, l’idea di mantenere il coprifuoco dalle 22 alle 6 del mattino anche nei giorni delle feste, idea che ricalca ed esplica anche quanto affermato dal ministro Francesco Boccia alle Regioni, circa la necessità di contenere tutte le attività entro le 22 inclusa la messa di Natale, punto riguardo il quale è in atto un’interlocuzione con la Cei.

Per quanto riguarda invece il nodo degli spostamenti, la discussione è ancora accesa. Di regola dovrebbe vietato muoversi anche tra Regioni gialle a partire da una certa data (da definire) ma il movimento degli aperturisti spinge per deroghe, come coloro i quali siano domiciliati in una regione diversa da quella di residenza e per i ricongiungimenti familiari. Pertanto, gli spostamenti tra le Regioni sarebbero consentiti solo per i residenti, bar e ristoranti dovrebbero chiudere alle 18, i negozi potrebbero avere orari d’attività prolungati per evitare assembramenti, ma con coprifuoco rigido alle 22, anche nelle vigilie di Natale e Capodanno.

Ma la questione del DPCM Natale resta ancora aperta, ci sono ancora molti nodi da sciogliere, come ad esempio l’idea, da confermare, di introdurre una quarantena di 15 giorni per chi, nel periodo natalizio, rientri dall’estero.

Insoluta anche la questione scuola, si fronteggiano due fazioni, quella che vorrebbe riportare gli studenti sui banchi già a dicembre, opposta a quella che vede una possibile apertura non prima di gennaio.

La riunione è sospesa senza una decisione finale.

In Campania, il 23 novembre, è stata firmata l’Ordinanza n.92 dal Presidente Vincenzo De Luca, che ha visto, a partire da mercoledì 25 novembre 2020, il consenso al ritorno a scuola in presenza per i servizi educativi e la scuola dell’infanzia, nonché per la prima classe delle scuole primarie, pur consentendo, a titolo di precauzione, ai Sindaci di disporre la non apertura delle scuole in presenza in relazione alle verifiche epidemiologiche nel proprio Comune.

È deciso invece che il DPCM che sarà in vigore dal 4 dicembre confermerà la divisione del Paese in zone rossa, arancione e gialla, se la curva dei contagi proseguirà il suo trend, a metà dicembre tutta l’Italia sarà gialla, motivo per il quale il lavoro del governo si sta concentrando proprio sulle migliorie da attuare per la regolamentazione delle regioni gialle, mentre per quelle rosse e arancioni tutte le restrizioni sono confermate.

Il presidente campano tuona nuovamente sulla questione zona rossa in Campania, affermando, nel corso della diretta informativa del 27 novembre, la propria indignazione nei confronti delle decisioni governative, “Siamo di fronte a qualcosa che non merita davvero commenti. Qui, al di là dei negozi di abbigliamento e di pelletteria, è tutto aperto. E il livello dei controlli, tranne forse i primi due giorni, è praticamente uguale a zero. In queste condizioni, parlare di zona rossa è qualcosa che fa veramente innervosire e indignare. Cari concittadini, io ormai sono convinto che noi siamo nelle mani del Padreterno e, per quello che ci riguarda, della Regione Campania. Tutto il resto è una valanga di chiacchiere, di fumo, di ipocrisia e di finzioni. Questa non è una zona rossa. Non so che cosa sia, ma evitiamo perlomeno di non prenderci in giro”.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II