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Dona il midollo osseo, dopo qualche mese riceve un regalo inatteso

Era da poco morto di leucemia un suo carissimo amico quando il bergamasco Gigi Zambelli decide di iscriversi all’Associazione donatori midollo osseo in un banchetto del supermercato dove lavorava. Dopo quasi trent’anni, come raccontato a Fanpage.it, Gigi credeva si fossero dimenticati della sua candidatura ma ecco che nel 2019 arriva una chiamata.

“Raggiunto i 50 anni e non credevo fosse ancora possibile donare. Invece una mattina di settembre, nel 2019, arriva una chiamata in cui mi chiedono se sono ancora disponibile a donare il mio midollo osseo”. Un lunghissimo arco temporale, giustificato dal fatto che ad ogni malato servono almeno 100 mila donatori per trovare una compatibilità.

“Ero ancora convinto e contento di donare – continua l’uomo  -, così non ci ho pensato due volte: ho rifatto tutti gli esami del caso e mi sono sottoposto alla trasfusione. Non ho sentito dolore, solo un po’ di spossatezza a fine giornata”. Gigi torna alla sua vita normale, anche se vorrebbe sapere se la persona a cui ha donato il midollo sta bene: “La regola è mantenere l’anonimato, quindi resta solo la speranza – commenta -, ma dopo aver donato mi sono sentito diverso, più felice”

Trascorsi tre mesi dalla donazione riceve una chiamata inaspettata. Il centro trasfusionale gli comunica di aver qualcosa per lui:

“L’operatrice che mi aveva seguito durante la donazione mi ha chiamato per avvisarmi che c’era un regalo per me. Quando sono andato a prenderlo ho trovato un piccolo sacchetto di tulle azzurro con dentro cinque conchiglie bianche e un biglietto con scritto in italiano, spagnolo e russo: ‘Chi salva una vita salva il mondo”.

“Ho quattro figli, ma le conchiglie sono cinque, come se ora ce ne fosse uno in più – dice Gigi -. Quando ho aperto il sacchetto mi sono immaginato un bambino che, dopo la guarigione, cammina sulla spiaggia con la mamma e raccoglie quelle conchiglie per ringraziarmi. Se la persona a cui ho donato il midollo fosse un bimbo o un ragazzo vorrei dirgli che può contare su di me come secondo papà, se invece avesse un’età più matura gli o le direi che siamo come fratelli”.