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giovedì, 28 Settembre 2023

Don Palmese accoglie il Papa nelle “Periferie”

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Davide Franciosa
Davide Franciosahttps://www.21secolo.news
27 anni, poliedrico, sensibile, napoletanissimo. E' Compositore video-grafico e operatore di comunicazione sociale. Malato di "teatrite acuta", appassionato di cinema, musica, lettura e scrittura creativa, ha l'Africa nel cuore. Sogna di diventare editore e un teatro tutto suo.

Don Tonino è sacerdote salesiano, Vicario Episcopale per la carità, direttore dell’Ufficio Giustizia e Pace della Diocesi di Napoli, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia e coordinatore regionale dell’associazione Libera. Tanti impegni per un unico credo: Gesù Cristo.

Papa ScampiaDon Tonino è un uomo coraggioso, forte, profondo, cresciuto a pane e pedagogia salesiana di don Bosco e carisma di don Tonino Bello, presente da tanti anni in prima fila accanto alle vittime innocenti della camorra, battagliando per i più disagiati, emarginati e abbandonati. La sua forza e la sua testimonianza sono cariche di passione  e di speranza, a volte forti, pungenti, ma che solo un sacerdote entusiasta e innamorato della propria terra possono avere. Per questo ha spesso incontrato non poche difficoltà causategli da chi opera per il male di questa città, da chi gli nega la bellezza e i propri diritti. Ma don Tonino, in piena sintonia caritatevole con Francesco, ha sempre proseguito nella sua opera coraggiosa e determinata al servizio degli ultimi, dei giovani, di quanti come lui, nonostante le difficoltà non smettono di amare ed operare per il bene di Napoli sempre di più.

 Don Tonino, quanto è importante la visita pastorale di Papa Francesco per Napoli e i napoletani?

«E’ sicuramente un momento di speranza in un tempo nel quale la parola depressiva e irreale della crisi ha rubato il cuore delle persone. E’ certamente un momento di emancipazione proprio nell’accezione di sede per i cristiani di questo territorio che, nell’incontrare Papa Francesco, incontreranno colui che viene nel nome del Signore».

Chiesa solidale, Chiesa al fianco degli ultimi. Il Santo Padre non vuole feste ma l’incontro con la gente dei quartieri. Ma Napoli oggi cosa si aspetta dal Papa?

«Il Papa sarà presente a Napoli in 6 eventi, di cui credo di tutti e 6, compreso quello con noi sacerdoti e delle consacrate, saranno incontri per far si che le persone si sentano confermate nella fede. E’ chiaro che partire dalla periferia come Scampia significa partire da una duplice consapevolezza: partire dai poveri per convertirsi al regno di Dio, ma allo stesso tempo Scampia è diventato, grazie alle realtà associative, in particolar modo grazie alle parrocchie, un luogo nel quale la comunità ecclesiale vive con grande autenticità il messaggio cristiano».

Da tanti anni si batte con Libera per la legalità e la giustizia. Come trasmetterà al Santo Padre il coraggio e la speranza di Scampia per una svolta e un futuro migliore?

Io faccio parte di una squadra, quindi non sono solo. Come squadra, sia ecclesiale che legata al mondo della salesianità, abbiamo preferito mettere insieme tutte le realtà. Il cardinale ha voluto condividere insieme a tutti noi questa piacevole combinazione di tenere unite a Scampia le varie realtà associative come quelle della magistratura insieme ai senza i fissa dimora, passando per gli immigrati, proprio per indicare che solo insieme e non nella divisione, o peggio ancora nella contrapposizione, possiamo costruire la civiltà dell’amore. Quell’essere insieme a Scampia di tante realtà, cosi diverse tra loro, è segno di un metodo più che un’accozzaglia di persone».

Poggioreale: i detenuti potranno abbracciare Papa Francesco. Che speranza può infondere la sua vicinanza?

«Tra i detenuti ci saranno anche alcuni ragazzi di Nisida per fortuna, e certamente incontrarli significa incontrare oggi i più poveri della società, gli anelli più deboli, ma allo stesso tempo significa incontrare persone alle quali va fatta una proposta di autentica conversione perché solo convertendosi alla pace, alla giustizia, all’umiltà, si può diventare felici».

Giovani napoletani in piena epoca di crisi. Che messaggio vorrebbe che il Santo Padre lanciasse nell’incontro nella splendida cornice del lungomare?

«Io mi auguro che ogni incontro, compreso quello dei giovani, sia un incontro nel quale si riconfermi la realtà identitaria, cioè con la speranza che i giovani siano giovani, che restino giovani nel senso d’incontro, che facciamo i giovani. Questo cosa vuol dire? Alla luce del Vangelo vuol dire sicuramente essere quella porzione di popolo di Dio cosi entusiasta, allo stesso tempo cosi innocente e generosa da poter diventare un motivo di speranza per l’umanità».

“Napul è na carta sporca e niscuno se ne mport”. I grandi avvenimenti mostrano solo il meglio, nascondendo spesso di tutti i reali problemi…

«Io credo che tutti, tutte le realtà istituzionali, dobbiamo fare di più e meglio la nostra parte. Abbiamo bisogno di questo di più. Quindi che questa venuta di Papa Francesco diventi per tutti noi una grande opportunità , un grande esame di coscienza per dire cosa posso dare di più, di meglio per salvare questa città, per consegnarla ad una speranza concreta».

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