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Dna artificiale, da oggi è realtà

Per la prima volta nella storia dell’essere umano, è stato possibile creare del materiale genetico artificialmente. In laboratorio è stato infatti generato interamente il Dna di un organismo vivente, da parte di un computer.

Un algoritmo, che potrebbe essere una rivoluzione in campo medico, ha dato vita a questa forma di Dna, la cui forma è quella di una molecola circolare costituita da 680 geni artificiali.

Essa nasce grazie ad una riscrizione dei semplificata dei geni di un batterio d’acqua dolce, il Caulobacter crescentus per l’esattezza, e potrebbe essere iniettato all’interno di una cellula per dare vita al nuovo batterio sintetico, rinominato Caulobacter ethensis-2.0.

Il risultato della ricerca, avvenuto ad opera dei ricercatori del Politecnico di Zurigo, è stato pubblicato presso la rivista dell’Accademia delle scienze degli Stati Uniti (Pnas).

Essi hanno spiegato le metodiche attraverso le quali sono riusciti ad ottenere il batterio sintetico in tempi brevissimi e con costi notevolmente ridotti.

Decisamente meno ingenti sono stati i costi di questa ricerca, rispetto a quelli affrontati 11 anni fa per la ricerca riguardo la costituzione della prima cellula artificiale, avvenuta da parte del pioniere delle ricerche sulla vita sintetica, Craig Venter.

Il primo genoma sintetico di un batterio ottenuto dallo stesso Venter fu una copia speculare del Dna del batterio Mycoplasma mycoides. La ricerca che portò alla sua messa a punto fu così complessa da richiedere un lavoro di lunghezza pari a dieci anni, con un’equipe di ben 20 ricercatori.

Ciò portò all’espansione progressiva dei costi del progetto, che costò circa 40 milioni di dollari.

Per ovviare al problema, i ricercatori dell’Eth di Zurigo non hanno copiato tutti i 4.000 geni del Caulobacter, aggirando l’ostacolo, usando come modello solamente 680 di questi geni, isolando cioè quelli necessari alla sopravvivenza del batterio.

Fondamentale è stata la riscrittura di essi, sfruttando un algoritmo con il quale è stato possibile eliminare tutti gli elementi ridondanti comparsi nel corso dell’evoluzione.

Su un totale di 800.000 ‘lettere’ che compongono questo Dna minimale, una su sei è stata così rimpiazzata, mantenendo intatta la funzione biologica (cioè la produzione della proteina corrispondente). “Quello che Venter ha fatto in dieci anni, con la nostra nuova tecnologia è stato ottenuto nel giro di un anno con un costo di 120.000 franchi svizzeri. Sarà necessaria una profonda discussione nella società riguardo alle applicazioni di questa tecnologia e alla prevenzione di eventuali abusi”, affermano i ricercatori, già proiettati alle possibili applicazioni della loro scoperta.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II