Nel 1975 il re incontrastato della Pop-Art, Andy Warhol sbarcò a Napoli invitato dal gallerista Lucio Amelio.
Il capoluogo campano nell’occhio del “genio dell’arte da consumare” è una New York selvatica e allo stato brado, come egli stesso la definì un <<grande bazar>>.
A 44 anni di distanza dall’approdo di Warhol in Italia e annesse risultanti scatenanti a livello artistico e creativo, dopo il Palazzo delle Belle Arti di Napoli nel 2014, stavolta ad omaggiare il papà della Factory sarà la Basilica di Pietrasanta, con un esposizione esaustiva, capace di cogliere il lato partenopeo insito nella sua arte con le opere del 1980 per la Galleria Amelio ed altri capolavori della immensa produzione di Warhol.
Con oltre 200 opere dal 26 settembre 2019 fino al prossimo 23 febbraio 2019, Warhol rivive in toto.
L’esposizione permette allo spettatore di calarsi nella trama dell’estetica della pop-art avvalendosi non solo delle tele canoniche ma anche di materiali come serigrafie, polaroid e disegni affinché sia resa l’idea dello stravolgimento dei canoni operato dall’artista statunitense.
Una mera mostra universale per gli amanti di Warhol: lo spettatore potrà avvicinarsi alle opere summa e maggiormente conosciute, come la Campbell’s Soup, oppure i ritratti iconici di leaders politici come Mao e Che Guevara e di personalità del mondo del cinema, dello spettacolo, come Marilyn Monroe e Sylvester Stallone fino ai miti dell’arte stessa come La Gioconda di Leonardo, alle icone dell’arte contemporanea made in U.S.A. come Keith Haring.
Parimenti, per la definizione totale dell’arte di Warhol la mostra metterà a nudo anche le sue origini come disegnatore di moda per riviste, con bozze di anelli e preziosi, permettendo una conoscenza globale dell’opera e dell’artista newyorkese punto di non ritorno dell’arte del secondo Novecento.