Per quanto sia stata soltanto da pochi giri di lancetta consegnata la relazione preliminare sull’incidente aereo del 28 novembre scorso, quello che i media di tutto il mondo hanno ribattezzato la “Superga brasiliana”, sul web incominciano già a circolarne alcuni stralci. Gli investigatori colombiani sembrano non avere dubbi in proposito: lo schianto fu provocato dalla mancanza di carburante.
77 vittime e soltanto 6 sopravvissuti. Questi i numeri, per chi non lo ricordasse, della tragedia che ha coinvolto la squadra di calcio brasiliana della Chapecoense e che avrebbe dovuto giocare la finale della Copa Sudamericana contro i colombiani dell’Atletico Nacional.
A dire il vero, già all’indomani della tragedia aerea, il direttore dell’ente dell’aviazione civile colombiana – Alfredo Bocanegra – affermava che nel serbatoio del velivolo non c’erano tracce di combustibile e che entrambe le scatole nere erano state recuperate in buone condizioni. Col passare delle ore, questa ipotesi sulle cause dell’incidente sembrò trovare riscontri nella testimonianza dell’assistente di volo; uno dei 6 sopravvissuti.
L’analisi delle due scatole nere hanno finalmente fatto chiarezza sull’accaduto. Poco prima di scomparire dai radar, il pilota del volo LaMia Airlines 2933 chiese un atterraggio prioritario che però gli fu negato dalla torre di controllo di Medellín. Tempo un’ora ed il quadrimotore su cui viaggiava la squadra della Chapecoense, precipitava mentre si avvicinava all’aeroporto José Maria Cordoba ad una cinquantina di chilometri da Medellín.
Ad aggravare il fatto, secondo quanto emerge dalla relazione, vi è anche il sospetto che l’aereo viaggiasse con un carico maggiore rispetto a quello consentito; cosa questa che contribuì ad un più veloce consumo del carburante durante il volo. Addirittura sembrerebbe che la direzione delle compagnia aerea sapesse del problema dal momento che si era già palesato in occasione di altri voli, data la piccola capienza del serbatoio del quadrimotore.