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Diego Armando Maradona, “el diez” del calcio mondiale

Rabbia o dolore? Quale dei due vincerà? Giocare a scacchi è un’impresa ardua, ostica ed anche faticosa; d’altronde entrambi sono due ossi duri, difficili da battere. Eppure, arrivati a questo punto, cosa importa quale sentimento prevale dopo un avvenimento così atroce? Ciò che importa è che una notizia triste e malinconica si è diffusa su ogni meridiano e parallelo del globo, casciuna collocazione con una determinata latitudine e longitudine è stata colpita, ferita e distrutta dalla notizia della scomparsa di una figura iconica del mondo del calcio, il simbolo di questo sport, leggenda del calcio argentino, figlio di Napoli e del Napoli, il calciatore più forte della storia. Il 2020 è stato un anno straziante e porterà con sé anche Diego Armando Maradona.

Il mondo intero piange l’emblema del calcio, la raffigurazione per eccellenza di questo sport da lui tanto amato e venerato. Pochi aggettivi descriverebbero Diego, dal vocabolario si fa fatica ad individuare e di conseguenza scovare un termine capace di delinearlo. La leggenda argentina ha sedotto e affascinato con il pallone tra i piedi, la sua gioia e la sua felicità sul rettangolo verde hanno conquistato tutto il pianeta. È stato un giocatore incredibile ed è stato l’artefice di azioni incredibili, non si può dire altrimenti; è stato in grado di stupire ogni individuo, con i suoi tocchi eleganti e i gol strabilianti realizzati nel corso della propria carriera da giocatore.

Tuttavia, Diego alla fine ci ha lasciati. Da diverso tempo, ormai, le condizioni del “Pibe de Oro” erano allarmanti: già da inizio novembre, infatti, era stato operato al cervello, in seguito ad una caduta. Un interventodi routine“, definito così dai medici, necessario dopo l’ematoma subdurale, un coagulo di sangue in grado di mettere sotto pressione il cervello, rilevato da una TAC. In principio la notizia fu smentita dalla famiglia, ma poi lo stesso Maradona informò tutti gli amanti del calcio delle sue reali condizioni su insistenza dei medici.

Circondato dall’affetto, anche a distanza, del calcio mondiale, Diego è rimasto in ospedale per diversi giorni, complice anche una sindrome d’astinenza da alcol. Una settimana dopo l’operazione, c’è stato il ritorno nella sua casa di Buenos Aires, la speranza era viva ed era dalla parte di tutti noi. Ma poi nella giornata odierna, venticinque novembre, giunge una notizia lancinante, carica di tormento e patimento. Maradona è deceduto all’età di sessant’anni, una crisi respiratoria lo ha colto di sorpresa ed è andato via. Il governo argentino ha decretato tre giorni di lutto nazionale; ciascun comune, centro urbano, regione, nazione e continente ha ricevuto la spiacevole informazione e piange così la perdita di Diego Armando Maradona.

Il numero dieci di ogni epoca, un genio nella sua arte, un maestro perfetto e sublime del mondo del calcio, uno dei più grandi di sempre, anzi, il più grande di sempre senza se e senza ma. “Tutti si aspettano le nostre parole. Ma quali parole possiamo utilizzare per un dolore come quello che stiamo vivendo?“: queste le parole pubblicate, attraverso un post, sul profilo Instagram ufficiale dei partenopei. Caro Napoli, come darti torto, quali vocaboli riuscirebbero a svelare il rammarico e la tristezza che aggomitolano i nostri cuori? È un dolore collettivo, patito da amanti di questo sport e non, è un annuncio troppo ciclopico per riguardare soltanto il mondo del calcio.

Possono dire tante di cose di me, anche che sono un grande, ma io sono un calciatore normale e sono figlio di Napoli“. Non si può, però, ricondurre Diego Armando Maradona soltanto al mondo del calcio, o al mondo dell’arte per il suo sconfinato talento, ma può essere considerato identità argentina e mondiale, immagine del riscatto e della ribellione, incarnatore della battaglia, simbolo della città di Napoli e della miserabile Argentina; alla fine c’era sempre Diego ma ora non ci sarà più.

Non eri immortale tu? Non eri immortale Diego? Ogni viso di ciascun individuo è rigato dalle lacrime, lacrime che bagnano libri del passato, raccontantati dalle voci tremolanti e toccanti dei genitori, seduti ai piedi dei nostri letti a narrare una fiaba eterna, con un protagonista leggendario. Si percepisce la grandezza di Diego, perché nessuno può osare e azzardare a parlare di te, sacra ed eccelsa leggenda argentina, lo stesso Edoardo Riccio, membro di XXISecolo si scusa per aver scritto di questo mito napoletano. L’intera testata giornalistica si lega al cordoglio della famiglia Maradona ed è pronta ad onorare costantemente una tale divinità.