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Quota 100 minacciata dal Def, Orlando nel mirino della Lega

Quota 100, la misura previdenziale nata nel governo Salvini, che consente ai lavoratori dipendenti, autonomi e parasubordinati di andare in pensione, previa domanda, con requisiti meno stringenti rispetto a quelli previsti per le pensioni anticipata e di vecchiaia, oggi vacilla a causa del Def.

Ma Salvini è però ostinato a difendere la sua riforma seppur scada a fine anno. Dalle file del Pd si alza il grido “Pensiamo ai giovani”, mentre prepara un piano per rilanciare il lavoro: lo Stato paga la formazione alle imprese che assumono.

Un piano scontato che, essendo stato ribadito nel Def, sembra aver voluto sottolineare un’ovvietà bella e buona all’interno di un documento nel quale le parole sono tutto.

Il Def raccoglie infatti le stime del governo dal punto di vista economico, che prevedeva una crescita programmatica del Pil pari al 4,5 per cento nel 2021.

Sempre secondo le stime, il Pil crescerà nel 2022 del 4,8 per cento, per poi continuare a salire del 2,6 per cento nel 2023 e dell’1,8 nel 2024, tassi di crescita mai verificatisi nell’ultimo decennio, in parte dovuti all’accelerazione economica attesa dopo il lockdown.

Ovviamente le stime non riguardano solo la crescita economica italiana, ma anche il debito pubblico,l’Italia toccherà una quota record nel corso di questo anno, pari al 159,8 per cento, per poi decrescere progressivamente;

 Il governo si aspetta un rapporto deficit/Pil inferiore al 3 per cento a partire dal 2025.

“Negli anni 2019-2022 la spesa pensionistica in rapporto al pil aumenta con un picco in corrispondenza del 2020. Il rapporto cresce significativamente a causa della forte contrazione dell’attività economica dovuto all’impatto dell’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia a partire da febbraio dello scorso anno. Tuttavia, tale andamento è significativamente condizionato dall’applicazione delle misure in ambito previdenziale contenute nel Decreto legge n. 4/201926 (c.d. Quota 100)”, si legge all’interno del dossier emanato dal Consiglio dei ministri.

Questo, dunque, il passaggio incriminato, apparentemente innocuo, ma destinato a sconvolgere la maggioranza per tutta l’estate.

 

 

 

 

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II