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giovedì, 1 Giugno 2023

Razzismo: le cause di questo complesso fenomeno sociale

Il termine razzismo implica la presenza di almeno due gruppi in contrapposizione tra loro, uno dei quali è additato come inferiore e inadeguato. Questo complesso fenomeno sociale, permea la nostra società e dà vita a conflitti importanti in tutto il mondo. Le origini di questa piaga sociale sono da ricercare nella nozione di razza e sono approfondite da una serie di teorie psicologiche.

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Il razzismo è un fenomeno complesso per definizione, che interessa la nostra società. Secondo alcuni psicologi, tale evento si sviluppa nel rapporto con l’altro; e comprende una sensazione di superiorità del proprio gruppo di appartenenza, rispetto a quello dell’altro.

Questo fenomeno può coinvolgere anche un individuo non prende parte a gruppi o movimenti. La concezione di razzismo, e di discriminazione etnica, deriva dalla percezione di appartenenza a un gruppo nel quale ci si identifica; in contrapposizione ad un altro gruppo, considerato diverso.

Nei momenti di conflitto, questo fenomeno tende ad amplificarsi, rafforzando i contrasti tra i due gruppi in questione.

Il razzismo ha da sempre influenzato i termini utilizzati per definire l’altro, alterandone la percezione. Tale meccanismo fa leva su motivi diversi, pretestuosi, che si rifanno ad argomentazioni di tipo storico, politico e geografico.

Il meccanismo soggiacente è sempre lo stesso. L’incontro con la diversità non è vissuto come un arricchimento reciproco o come un’opportunità, bensì è avvertito come una minaccia, che comporta l’inferiorità dell’altro.

Le origini del concetto di razza

Come ha origine questo meccanismo? Come si sviluppa la discriminazione e l’odio per l’altro? Nasce da una percezione semplice, ingenua ed anche automatica: il senso di appartenenza ad una categoria.

Tutto ciò deriva dal concetto di “razza”, proposto per la prima volta dal medico francese Bernier, nel 1684. In seguito furono, Linneo e Buffon ad ampliare questa nozione. Questi studiosi credevano, di aver definito delle caratteristiche morfologiche e fisiche che consentissero una distinzione dei gruppi umani in razze diverse.

Tuttavia, attualmente tale definizione è stata rifiutata e scientificamente disconfermata. Diversi studi genetici, antropologici e antropometrici hanno mostrato l’impossibilità di suddividere gli esseri umani in razze diverse, introducendo il più adeguato termine di “etnia”, che attribuisce le differenze tra gruppi umani a fattori culturali e antropologici, anziché biologici.

Carlo Tullio-Altan presenta cinque fattori che formano l’etnicità e che possono essere considerati rilevanti grazie a diversi tipi di narrazione che li considerano determinanti rispetto ad altri meno salienti.
Questi elementi sarebbero:
-Epos: la memoria storica, evidenziata in un passato comune;
-Ethos: l’insieme delle istituzioni, delle norme etiche e religiose;
-Logos: la lingua utilizzata;
-Genos: la trasformazione simbolica dei legami di discendenza comune;
-Topos: la definizione di un territorio comune dove risiede il gruppo;

Quando si discute di argomenti come la cultura, l’etnia e la religione, non ci si riferiamo a concetti reali, nel senso materiale del termine; ma impiegati e conservati grazie ad un accordo tra persone e applicati attraverso l’interazione sociale, relativa al contesto storico-politico.

Le origini del senso di superiorità e del razzismo

La convinzione implicita che il proprio gruppo sia migliore, dipende da svariati fattori. Secondo Fabietti e Matera, il razzismo si basa sostanzialmente su una forma di narrazione del passato, una costruzione artificiale della memoria effettuata con la selezione di ricordi e informazioni che evidenziano determinati aspetti a discapito di altri; ciò avviene al fine di formare una storia che possa motivare l’odio verso l’altro.

Un aspetto centrale di questo processo è la nascita della nozione di “identità etnica”, che da concetto puramente astratto, viene percepita come un fattore reale.

Secondo i due autori si estrinseca tramite processi esterni all’individuo, tra i quali abbiamo: l’estremizzazione delle differenze tra gruppi e riduzione delle somiglianze per dare credito e potenziare la percezione della propria identità etnica; abbiamo poi dei fattori interni, tra i quali ricadono: la costruzione del senso di appartenenza e l’accettazione del concetto di etnia come di un fattore reale.

Tajifel e Turner, la teoria dell’identità sociale

Tali concetti sono analizzati da Tajifel e Turner, con la “Teoria dell’identità sociale”, nella quale affermano che quando entriamo in contatto con soggetti che rientrano nel nostro gruppo sociale, le differenze sono minimizzate e le somiglianze evidenziate; al contrario, quando interagiamo con soggetti che fanno parte di un gruppo, diverso dal nostro, le differenze sono sovrastimate, mentre, al contrario, le somiglianze vengono sminuite.

Gli studiosi di diversi orientamenti concordano sul fatto che le differenze alla base della distinzione “noi-loro” siano parte dell’interazione sociale, e che, proprio durante tale interazione, il processo di distinzione diventi progressivamente più marcato.

In realtà, se la distinzione è arbitraria, essa potrebbe anche essere influenzata nel tempo: una contrapposizione più importante in un dato momento storico, potrebbe diventare meno rilevate in un secondo momento, riducendo il conflitto tra i gruppi in questione.

E’ quindi pensabile che le categorie che oggi sono in contrapposizione tra loro, possano, in futuro, avere rapporti pacifici.

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