Era il 10 gennaio del 2016, quando il duca bianco d’Inghilterra, uno degli artisti più prolifici del panorama artistico musicale, muore a New York stroncato da un carcinoma al fegato, nonostante i suoi seguaci non sapessero delle sue precarie condizioni di salute e della lotta intestina che stava combattendo, muore circa due giorni dopo il suo sessantanovesimo compleanno.
Un calvario le cui esatte circostanze erano state rese note al suo produttore discografico Robert Fox, nonché grande amico di David Bowie, il quale aveva spiegato il decorso della sua malattia ai soli familiari e agli amici più intimi, da quel giorno si è aperto uno squarcio nel mondo della musica che ancora oggi non si è ricucito.
Ripercorrendo la sua più che brillante carriera artistica, possiamo collocarlo tra gli artisti che più hanno saputo miscelare ed esportare il genere rock, difatti la sua natura poliedrica, proteiforme e sfaccettata, fece in modo di perfezionare e lanciare con preponderanza per la prima volta il glam rock, adattandone i testi alla sua immagine e ai suoi look appariscenti e sgargianti, una metamorfosi che lo ha contraddistinto per tutta la sua vita.
Secondo Rolling Stones la rivista statunitense di musica, è stato collocato per importanza e per l’impegno profuso tra i 100 migliori artisti di tutti i tempi, inoltre gran parte dei suoi album sono stati inseriti tra i 500 migliori album di sempre, un privilegio artistico riservato a ben pochi eletti.
In sostanza David Bowie è la rappresentazione perfetta di un ritratto che nonostante il mutare delle tendenze musicali, si è sempre presentato nella sua forma più integra e vivida.
Secondo un’indagine condotta tra i fans di Ziggy Sturdust (uno dei suoi alter ego), tra le canzoni più apprezzate e gettonate ci sarebbero Heroes e Let’s Dance, un sodalizio artistico che lo ha visto protagonista anche di collaborazioni illustri come quella con Mick Jagger il frontman dei Rolling Stones e il chitarrista dei Queen John Lennon.