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Costa Concordia: 9 anni fa la nave ritorna dritta

La Costa Concordia, dopo 20 mesi dalla tragedia e dopo 19 ore di lavoro, finalmente fu messa in piedi grazie all’operazione di rotazione e raddrizzamento dello scafo al largo dell’Isola del Giglio.

La preparazione per le manovre e le manovre stesse iniziarono il 16 settembre 2013, con tre ore di ritardo a causa delle condizioni meteo avverse. Il momento storico e delicato fu ripreso in diretta da numerose testate giornalistiche. L’operazione ha avuto un costo di 600 milioni di euro, cifra interamente pagata dalla compagnia proprietaria della nave.

Nel mese di luglio del 2014 iniziano le operazioni di rimozione del relitto e nel 2018 si sono concluse le operazioni di pulizia dei fondali dell’Isola del Giglio che iniziarono subito dopo la sua rimozione.

Quella maledetta sera del 13 gennaio del 2012, alle 21:45 la nave da crociera Costa Concordia, urta le Scole, un gruppo di scogli al largo dell’Isola del Giglio causando un grosso squarcio nello scafo della nave e il suo parziale affondamento. Questo avviene perché il comandante Francesco Schettino e i suoi sottoposti stavano effettuando il famoso “inchino“, cioè una forma di saluto verso chi osserva da terra e quella sera una serie di valutazioni sbagliate e incomprensioni portano la nave a urtare gli scogli.

I passeggeri, sentito l’urto, iniziano ad allarmarsi, ma il comandante decide di non allarmare i turisti, così dirama l’allarme solo un’ora dopo l’impatto. Il comandante della nave, Schettino, ha dovuto poi ammettere alla Capitaneria di porto l’accaduto. Tutto poi si è svolto in maniera confusa, perché ormai la nave stava affondando e i passeggeri erano andati nel panico.

Il codice di navigazione prevede che il comandante scenda per ultimo dall’imbarcazione se questa è in avaria, e in quell’occasione, Schettino venne meno al suo dovere. Andò sulla terra ferma quando ancora non tutti i passeggeri erano stati evacuati. Gregorio de Falco, allora comandante della Capitaneria di porto di Livorno, lo invitò esplicitamente a tornare indietro per aiutare nell’evacuazione.

32 sono le vittime, tra cui un uomo coraggioso che, al sicuro sulla scialuppa di salvataggio, cede il suo posto a due bambini salvando loro le piccole vite. Giuseppe Girolamo, il musicista eroe, risulta prima tra i dispersi e poi tra i morti accertati.