Cronache di viaggio nei vagoni della speranza EAV (Ente Autonomo Volturno). Martedì 25 novembre, ore 17.25: il convoglio di nuova generazione Metrostar diretto per Napoli, come al solito affollato e con i passeggeri incastonati come nel celebre gioco twister, giunge nella stazione Terminale di Porta Nolana. Raggiungere le ultime due destinazioni, quella di Garibaldi e del Terminale, diventa un vero e proprio sollievo per i tanti viaggiatori stipati come nella celebre III classe del Titanic, mostrando all’uscita scene da guinness per le centinaia di persone che la storica linea ferroviaria trasporta tutte insieme.
Ed è proprio a Porta Nolana, una volta giunti al capolinea, che l’inattesa sorpresa si materializza: non si aprono le porte! Per alcuni minuti i viaggiatori hanno atteso pazientemente di riuscire a scendere, fortunatamente senza passeggeri affetti da ansia e claustrofobia. La scena palesata dinnanzi agli occhi dei tanti frettolosi e preoccupati, fra studenti, lavoratori e anziani, è sembrata grottesca. Una vera rassegnazione ai disagi e disservizi ai quali ci ha abituati negli ultimi periodi la ex Circumvesuviana.

Dopo vari tentativi e chiamate all’esterno, le porte proprio non ne volevano saperne di aprirsi, consumando la surreale scena fra caldo, amare risatine e strani odori che spesso alcuni passeggeri portano in viaggio con se. Solamente la cordialità, l’ingegno del personale in servizio ha permesso di risolvere la situazione senza perdere la calma ed il più velocemente possibile. I due capotreno non si sono persi d’animo: i nuovi Metrostar sono dotati di un piccolo ingresso autonomo nella cabina di comando, un po’ stretto, ma sicuramente una soluzione rapida e concreta al disagio. Ed è con un po’ di imbarazzo e qualche scusa, che tutti i passeggeri, chi con agilità fisica e chi a fatica per qualche chilo di troppo, sono riusciti finalmente a scendere dal treno.
Ma la domanda sorge spontanea: se fosse accaduto in uno dei tantissimi vecchi elettrotreni, datati anni ’70 e aggiornato e rattoppato in maniera arrangiata pezzo su pezzo, non dotato di quella piccola uscita, quanto tempo ancora avrebbero aspettato i passeggeri? Oppure: come mai questo guasto è successo ad un treno assai più moderno, costruito dall’Ansaldo Breda e non su quelli datati? Verrebbe da dire non cambiare il treno vecchio per quello nuovo, ma le migliaia di persone che ogni giorno, fra le tante peripezie, usano questi vagoni della speranza un tempo ritenuti più precisi e puntuali degli orologi, sono ormai rassegnati all’idea che una soluzione al problema non ci sia.

La Circumvesuviana, azienda di trasporto pubblico locale, ha gestito per più di un secolo (dal 1890 al 2012 – ndr) il servizio ferroviario urbano e suburbano nel quadrante orientale dell’area metropolitana di Napoli, su una rete su ferro di 142 km suddivisi in 6 linee e 96 stazioni. Dal 27 dicembre 2012, insieme a SEPSA e MetroCampania NordEst, sono confluite nell’Ente Autonomo Volturno.
Oggi tra i tanti episodi di vandalismo, violenza e criminalità all’interno delle stazioni, scioperi selvaggi, crisi di bilanci, ridimensionamenti, carenze strutturali, d’igiene, guasti e disservizi, va rimarcata la bontà e la cordialità del personale di bordo EAV che ogni giorno, nonostante i tanti e visibili problemi, svolge il lavoro in prima linea tra la gente. É questo ciò che dovrebbe far riflettere conducenti e passeggeri: oltre i disagi, la storica linea intorno al Vesuvio resta una risorsa della quale tutti se ne lamentano ma nessuno può farne a meno.