venerdì 19 Aprile, 2024
15.5 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

spot_img

“Chiagnazzare”, le arcane prefiche del folclore napoletano

La città di Napoli continua a mostrare tratti del proprio fascino inestimabile ed ancora una volta si rende protagonista dell’articolo odierno di XXI Secolo. Tante professioni,soprattutto alcune, hanno contraddistinto la storia partenopea, tanto da rimanere impresse nella mente di ogni individuo di ciascuna generazione. C’è un antico mestiere, tipico del folclore napoletano, molto diffuso nell’antichità: si tratta della “chiagnazzara“, anzi, delle “chiagnazzare“, le arcane prefiche della storia remota di Napoli.

Una provenienza piuttosto particolare, da una storia quasi millenaria, un’antica professione capace di condizionare profondamente il tessuto sociale del passato. Rilevanti all’interno di quella società perché le “chiagnazzare” erano delle vere e proprie professioniste napoletane del lamento funebre, la loro funzione era fondamentale, in particolare durante le cerimonie funerarie. Tralasciando per qualche istante il rilievo della funzione di queste figure, quest’ultime trovarono tanta fortuna anche per la repentina diffusione del fenomeno del pianto rituale.

“Chiagnazzare”, un antico mestiere usuale della città di Napoli

La città di Napoli è illustre per tanti motivi, tra cui uno di questi è certamente quello di aver trovato, nel corso della sua storia, l’ingegno e il genio di creare alcune professioni dal nulla. L’ingegnosità è stata incredibilmente pazzesca, più di quanto il centro urbano dimostri!

Tanti mestieri hanno contraddistinto la storia partenopea, ma le “chiagnazzare” sono sempre state dei personaggi di spessore all’interno della società antica. Emblemi della finzione, abili nell’arte della dissimulazione, esse manifestavano la propria bravura soltanto in determinate situazioni a specifiche condizioni.

Durante il funerale di un deceduto di una qualsivoglia famiglia, in assenza dei parenti, queste donne venivano retribuite per piangere e singhiozzare ininterrottamente. Le “chiagnazzare“, inoltre, potevano recarsi alle veglie funebri anche volontariamente, decidendo di declinare l’offerta ricevuta dal familiare, il quale organizzava le esequie.

Una scelta non di cuore, ma di pura ostentazione: il loro obiettivo, difatti, era quello di esibire le proprie qualità, attirando l’attenzione del proprio pubblico e successivamente convincere i membri della famiglia ad ingaggiarle per un nuovo eventuale funerale.

Un particolare interessante da sottolineare è la rilevanza delle chiagnazzare non soltanto per la loro mansione, ma anche per un motivo singolare: in passato, infatti, era fondamentale mostrare ai centri urbani il numero ed anche il modo in si crucciavano gli individui addolorati per una qualsiasi scomparsa. La quantità di lacrime versate era un metodo di valutazione e di amabilità della persona deceduta. Questi personaggi, per di più, potevano contare su una smisurata forza recitativo ed interpretativa. Con lo scorrere degli anni, questo mestiere è andato via via scomparendo, ma, nonostante la sua estinzione, resterà sempre impresso nella mente di tutto il popolo partenopeo.