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lunedì, 29 Maggio 2023

Caso processi ‘aggiustati’. Lignola denuncia ‘O Ninno per calunnia

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Pietro Lignola, ex presidente della Corte di Assise di Appello, oggi in pensione, ha presentato una denuncia per calunnia nei confronti di Antonio Iovine e di millantato credito contro ignoti, in quanto chiamato in causa dal pentito del clan dei Casalesi, ora collaboratore di giustizia, per la vicenda dei processi ‘aggiustati’.

L’ex boss, soprannominato ‘O Ninno, dopo il suo pentimento avvenuto qualche giorno fa con la cattura dopo anni di latitanza, in un interrogatorio depositato il 19 giugno dai PM della DDA ha rivelato che dopo essere stato condannato in primo grado all’ergastolo, venne successivamente assolto in appello da Lignola in cambio di ingenti somme di denaro.
Antonio Iovine ha dichiarato che il suo legale, l’avvocato Michele Santonastaso, attualmente detenuto per un’altra inchiesta per collusioni con il clan, gli disse che occorrevano 250.000 euro da consegnare a un giudice e a un avvocato per ottenere l’assoluzione in appello, al processo per un duplice omicidio avvenuto nel casertano.

Secondo ‘O Ninno “c’era una struttura che girava per il tribunale di Napoli” per corrompere i giudici. “Il boss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria, dopo aver ottenuto un’assoluzione in appello non volle pagare 250.000 euro all’avvocato che aveva promesso l’aggiustamento del processo ritenendolo un truffatore”. Questa è una delle circostanze raccontate dal pentito nei verbali dell’interrogatorio reso ai PM della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Antonello Ardituro e Cesare Sirignano.

L’ex latitante ha raccontato che il suo legale, l’avvocato Michele Santonastaso, si propose di ‘aggiustare’ il processo per il duplice omicidio Griffo – Stroffolino, in cui Zagaria era imputato, organizzando un incontro in un bar di Caserta con i familiari del boss e con un intermediario che si era già interessato per due sentenze di assoluzione favorevoli a Iovine.

Giudice Pietro Lignola
Giudice Pietro Lignola

Tali dichiarazioni sono attualmente al vaglio dell’autorità giudiziaria che dovrà valutarne l’attendibilità e trovare i necessari riscontri. Secondo quanto si è appreso, i casi di presunta corruzione sono stati trasmessi per competenza dai magistrati partenopei alla procura di Roma, che sta da alcuni giorni indagando e che ha così aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di corruzione in relazione alle dichiarazioni del boss, che sarà dunque ascoltato nei prossimamente.

Il giudice in questione, Lignola, già sotto processo a Roma per il reato di rivelazione del segreto d’ufficioabuso d’ufficio, ha nel frattempo nominato come difensore di fiducia l’avvocato Saverio Senese, e ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura l’apertura di una pratica a tutela della propria immagine e di quella della magistratura napoletana.

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