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Caso Novak Djokovic, il padre: “Mio figlio crocifisso come Gesù”

Il caso Novak Djokovic continua a generare polemiche. Il tennista, al momento, è rinchiuso al Park Hotel in attesa della decisione del governo australiano sulla revoca del visto. Ha presentato ricorso ed è in attesa della decisione definitiva il 10 gennaio.

A difesa del campione degli Australian Open, i famigliari hanno rilasciato alcune interviste. Il padre Sdjan, parlando con i media russi, ha dichiarato: “Novak è lo Spartacus del nuovo mondo che non tollera l’ingiustizia, il colonialismo e l’ipocrisia“.

Caso Novak Djokovic: per il padre il campione è simbolo del mondo libero

Continua: “mio figlio è diventato il simbolo e il leader del mondo libero, un mondo di Nazioni e persone povere e oppresse“. Poi paragona il figlio a Gesù Cristo, perché come lui “è stato crocifisso”.

Conclude: “potranno incarcerarlo stasera, anche domani, ma la verità è come l’acqua perché trova sempre la sua strada“.

Intanto, la Ministra degli Interni Karen Andrews smentisce. Djokovic non sarebbe affatto prigioniero del governo australiano, visto che è libero di lasciare l’Australia in qualsiasi momento.

La madre di Djokovic: polemiche sull’hotel con insetti e cibo terribile

Dijana, la madre di Djokovic, ha dichiarato di aver parlato brevemente col figlio al telefono questa mattina. Anche lei sostiene che il figlio sia trattato come un prigioniero: “Da madre, che cosa posso dire? Si può solo immaginare come mi sento, sto malissimo da ieri, dalle ultime 24 ore“.

Insiste: “Lo tengono come un prigioniero, non è giusto, non è umano. Spero che rimanga forte, anche noi stiamo provando a dargli un po’ di energia per andare avanti. Spero che vinca la sua battaglia“.

Anche l’alloggio in cui, al momento, risiede Djokovic genera polemiche. Per la madre: “Il suo alloggio è terribile. È solo un piccolo hotel per immigrati, ammesso che sia un hotel. Con gli insetti, è tutto sporco, il cibo è terribile“.

Davanti all’hotel, intanto, si raccolgono gruppi di contestatori. C’è chi protesta per il campione al grido di “Libertà!” e chi, invece, manifesta per i rifugiati. Il caso Djokovic è decisamente diventato un caso diplomatico. 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.