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Caso don Michele Barone: il vescovo sapeva

Siamo oramai giunti all’ultima fase del processo che vede protagonista don Michele Barone, ex prete, accusato di aver abusato di una ragazzina.

In mattinata, nel Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere, il collegio presieduto da Maria Francica, i pm De Vico e Pannone e l’avvocato De Stavola ha interrogato il commissario di polizia Luigi Schettino, riguardo alle pesante accuse rivoltegli.

Schettino era convinto della condotta morigerata dell’ex religioso e non avrebbe mai nutrito alcun sospetto a proposito di Don Michele, tant’è che dichiara di non aver mai assistito a alcun maltrattamento dei bambini da parte del prete.

La sorella della piccola vittima, invece, era al corrente delle vicende che avevano sconvolto la ragazzina, che non ha riferito solo di maltrattamenti, ma anche di vera e propria violenza sessuale.

Don Michele, al contrario, aveva riportato di aver praticato sulla piccola degli esorcismi, in accordo coi genitori della ragazza.

Il poliziotto stesso riteneva che la ragazzina fosse indemoniata, dopo lo svolgersi di diversi episodi: «Quando ero a casa sua, era seduta sul divano e sembrava tranquilla. Ma quando tentai di carezzarle la testa, mi si rivoltò contro. Sembrava un cagnolino innocuo che improvvisamente ti ringhia contro. Fu una scena che mi spaventò, così mi ritrassi».

Pertanto, quando la sorella della ragazza si reca per la seconda volta in commissariato, a Maddaloni, Schettino la invita a riflettere su ciò che stava realmente facendo.

Tuttavia, sebbene il poliziotto si dichiarasse e si dichiari tuttora all’oscuro dei fatti, sono state intercettate diverse telefonate tra questi e il signor Barone, avvenute subito dopo la convocazione dell’ex prete da parte della polizia.

Ecco perché, al momento, sia il sacerdote che il prete sono agli arresti, mentre i genitori della piccola sono ancora sotto processo.

E’ inoltre venuto a galla che Don Michele non aveva alcun’autorizzazione ad esorcizzare, fatto non dichiarato dal vescovo Angelo Spinello.

«Quando ho incontrato il vescovo alla presenza dei genitori, rimasero di intesa che sarebbe andato a pregare con loro e non mi ha mai detto che Barone non poteva fare gli esorcismi, insomma non disse mai tu non sei autorizzato a fare gli esorcismi», si difende il commissario, aggiungendo con sicurezza che il vescovo era al corrente di quanto avveniva.

«Quando i genitori dicono che la figlia si è liberata dal diavolo nell’ufficio del vescovo, tutti i presenti sapevano di cosa stavamo parlando», ha concluso il poliziotto.

Martedì prossimo, con la difesa dell’avvocato Irace, sarà il prete stesso a raccontare la sua versione dei fatti.