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Carnevale: una poesia di Rodari ne celebra l’essenza

Carnevale è sinonimo di allegria, vivacità; tale festa appartiene alla tradizione antica, non solo sociale ma anche culturale e letteraria del nostro Paese.

Una delle poesie più conosciute dai bambini e anche dai grandi, è del giornalista e poeta Gianni Rodari.

Si tratta de L’invenzione di Pulcinella. Scopriamola insieme! 

“Signore e signori, fatevi avanti
più gente entra, più siete in tanti!
Correte a vedere la grande attrazione,
la formidabile invenzione.
Non sono venuto su questo mercato
per vendere il fumo affumicato.
Non sono venuto a questa fiera
per vendere i buchi del gruviera.
Il mio nome è Pulcinella
ed ho inventato la moz – za – rel – la!

Da questa parte, signori e signore
son Pulcinella il grande inventore!
Per consolare i poveretti
ho inventato gli spaghetti.
Per rallegrare a tutti la vita
creai la pizza Margherita!
Olio, farina, pomodoro
nulla vale questo tesoro.
Ad ascoltarlo corre la gente,
si diverte… e non compra niente.”

Gianni Rodari, scrittore e giornalista italiano è considerato uno dei maggiori favolisti del Novecento. Tantissime le favole e le poesie che ancora oggi gli insegnanti scelgono da leggere ai bambini e altrettante numerose quelle che non smettono di far sorridere, entrando mnemonicamente in mente.

Rodari negli anni ’50 cominciò a dedicarsi alla scrittura per l’infanzia. Compose filastrocche, poesie, favole e romanzi; tra le sue opere più famose: Il romanzo di Cipollino, Gelsomino nel paese dei bugiardi, La torta in cielo, C’era due volte il barone Lamberto e Filastrocche in cielo e in terra.

Ricordiamo che Rodari è stato l’unico italiano a vincere il Premio Hans Christian Andersen Tra i numerosi riconoscimenti guadagnati da Gianni Rodari, il più importante è sicuramente il Premio Hans Christian Andersen, ricevuto nel 1970. Il premio è considerato il Nobel della letteratura per l’infanzia; Rodari è stato l’unico italiano a riceverlo.

Un intellettuale curioso,  che con questa filastrocca: L’invenzione di Pulcinella, non solo fa riferimento ad una delle principali maschere del Carnevale ma celebra anche il trionfo della Pizza, simbolo di Napoli.

Pulcinella è la maschera di Napoli, una delle più popolari e antiche; un po’ goffo, ma sempre in movimento, alla ricerca di espedienti per sfuggire alla prevaricazione e all’avarizia di ricchi e potenti.

Sulle origini di Pulcinella le ipotesi sono diverse e discostanti tra loro. Le più accreditate sono due: c’è chi lo fa discendere da Pulcinello, un piccolo pulcino e chi invece sostiene che sia un contadino dal nome Puccio di Aniello originario di Acerra. Secondo gli studiosi e i linguisti italiani, Rodari accosta la figura di Pulcinella alla Pizza e quindi in un certo senso alla – fame – rifacendosi a due opere antiche che contribuiscono a creare quel sottostrato linguistico proprio delle sue poesie. Semplici e divertenti all’apparenza ma profonde e analitiche ad una attenta lettura.

La prima opera è “Pulcinella vendicato” di Francesco Cerlone che contiene l’elenco di un’assurda abbuffata fatta da Pulcinella “pe soppontà lo stommaco: dicennove piatte de maccarune, de no rano l’uno, e dudece pizze de no tornese l’una” (la tornese è la moneta dell’epoca); l’altra opera è una commedia, sempre dello stesso autore, dal titolo “Il vassallo fedele”, Pulcinella racconta di un’altra abbuffata.

Il Carnevale napoletano, storicamente delineato, non esiste più.

Sicuramente esistono  tanti racconti e testimonianze, che restituiscono una vaga idea del suo vero aspetto, ecco perché poesie simpatiche come quella di Rodari, esprimono pienamente il senso di appartenenza e di vivacità che caratterizza la società odierna.