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Carlo V, Riforme sociali, politiche ed ecclesiastiche

Dopo l’elezione di Carlo V a imperatore nel 1519 e la convocazione, dopo la scomunica di Lutero, alla Dieta di Worms, tutto sembrava perduto.

La chiesa non si era schierata dalla parte del Vangelo, e Lutero, arrivato alla dieta di Worsm, profondamente inquieto, stava per essere escluso anche dall’Impero. Bandito dall’imperatore, Lutero venne messo in salvo dal Principe elettore Federico di Sassonia, nel castello di Wartburg, e si compì in questo modo, la frattura tra i ceti imperiali, favorevoli al riformatore e l’imperatore. 

La riforma divenne anche la “Riforma dei principi”, alcuni dei quali si accinsero a consolidare la loro posizione nell’impero e all’interno dei loro territori, attraverso un’alleanza difensiva.

La minoranza evangelica, definita “Protestante”, rifiutò di sottomettersi all’imperatore.

GLI scontri militari che seguirono, si conclusero nel 1547 con una vittoria parziale di Carlo V, che sottomise la Sassonia e le città imperiali e impose un “interim”, ossia, una soluzione religiosa transitoria che avrebbe dovuto stabilire una sorta di compromesso cattolico-riformato.

Alla confessione evangelica venne riconosciuto il diritto a esistere. La compattezza religiosa dei singoli territori tedeschi, divenne dunque una condizione determinante, non favorendo nell’impero un accentramento monarchico, ma un  modello federativo.

La prima rivendicazione di questa separazione dello stato dalla chiesa, venne da un piccolo gruppo di anabattisti seguaci di Zwingli, riformatore di Zurigo. In contrasto con il loro maestro, gli anabattisti (termine usato per la prima volta in Svizzera nel significato dispregiativo di ribattezzatori) elaborarono attraverso una rigorosa fedeltà alla lettera delle Sacre Scritture, le pratiche dell’anabattismo, del battesimo degli adulti al rifiuto di impugnare le armi. Dalla Svizzera, le idee pacifiste dell’anabattismo non violento, si diffusero anche in Europa, traumatizzata dalla guerra dei contadini. 

Più di duecento città imperiali furono toccate dalla Riforma.  Le città avevano la tendenza a considerarsi una comunità civica ed ecclesiastica insieme, e la Riforma favorì questa immagine di comunità perfetta, unita nella vita politica e religiosa. 

È stata usata l’espressione “comunalizzazione della Riforma” per definire, appunto, questa Riforma di città,  di cui il prototipo può essere considerata Zurigo, città libera all’interno della confederazione svizzera, la quale era allora ancora una potenza politica, nonostante la sconfitta subita per mano di Francesco I di Francia, a Melegnano, nel 1515, durante la lotta per il Ducato di Milano. Zurigo, era governata da  un piccolo e un grande consiglio, in cui si confrontavano gli interessi divergenti delle 12 corporazioni artigiane. 

Dal punto di vista ecclesiastico, la città dipendeva dalla diocesi di Costanza. Nel 1519, venne chiamato come parroco del Duomo e predicatore il sacerdote Zwingly Huldrych, uomo colto di formazione umanistica, soprattutto erasmiana.

La riforma di Zwingli toccòanche le istituzioni cittadine: nel 1520 venne istituita la più antica cassa municipale per l’assistenza ai poveri, finanziata poi dalle rendite dei conventi soppressi.

Zwingli, forte della filologia Umanistica erasmiana, sostenne invece che “questo è il mio CORPO”, pronunciato da Cristo, la copula, “è” nella lezione greca neo-testamentaria, voleva dire significa, e dunque il sacramento era un segno della presenza di Cristo nella comunità.

Zwingli, ebbe un’idea molto ampia della politica cittadina e immaginava una confederazione sovranazionale, in funzione: 

  • DIFENSIVA;
  • ANTIMPERIALE;
  • Ed EVANGELICA.