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Carlo Brancaccio, l’impressionismo partenopeo

Gravosa è stata l’accezione di Orientalismo da parte della critica sul pennello di Carlo Brancaccio.

Tale effetto ha sminuito il colpo d’occhio di un estro autodidatta, capace di sintetico e fluido mixtum tra la scuola di Posillipo partenopea e l’impressionismo parigino.

Carlo Brancaccio è napoletano verace, nato nell’anno dell’unità delle cui trasformazioni i suoi paesaggio alla “Posillipo” vibrano.

E questo stile liberty esce dall’anonimato, esce dalla tarda italianità e va verso la metropoli in un’età precoce per chi non ha alle spalle le fatiche accademiche di Giacinto Gigante né l’occhio bohemian poliedrico di Antonio Mancini.

Il bozzetto della vita partenopea, commutata negli spazi occultati della metropoli baudelairiana è il sigillo di Brancaccio.

La cartolina del golfo di Napoli, su cui giganteggiano i secoli di palazzo donna Anna, lascia la poltrona ad un focus che è quello moderno dei lampioni elettrici e dei café chantantes sui boulevards, con le folle che subentrano ai minuti popolani arcaici.

Interessante è anche il legame con il territorio veneziano, in cui il canonico scenario lagunare e marino è una stasi edeniaca momentanea immersa nel presente, su cui sperimentare tratti nuovi come inquadrature agresti e campagnola tipiche di Fattori e Michetti.

Questo processo risente certamente di una conoscenza visiva tangibile, data dallo stile impressionista nella sua fase pre crepuscolare.

I ripetuti soggiorni nella capitale moderna dell’Europa invischiata nella seconda rivoluzione industriale semantizzano e declinano nel Brancaccio la ricerca di soggetti, ambientazioni e momenti che il pittore moderno non doveva escludere proprio perché caduchi.

Il risultato vincente si palesa presso un pubblico che ancor oggi affolla le sale d’asta per accaparrarsi i suoi manierismi leggeri, fatti di tinte vivaci.

Ciò è determinante in Brancaccio perché permette di fare un passo avanti correlando l’esigenza di comprendere sulla sua tavolozza l’attuale effimero senza spostare la testa dal loco natio e nemmeno dal punto di riferimento pittorico originario.

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."