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Camilleri nasceva il 6 settembre 1925. Ecco ciò che pensava della felicità

Andrea Camilleri nasceva il 6 settembre del 1925, dunque oggi avrebbe compiuto 97 anni. Oggi, in questo articolo lo vogliamo ricordare attraverso le sue parole su ciò che egli pensava fosse la felicità.

Camilleri: scrittore

Il 17 luglio del 2019 ci ha lasciato un grande scrittore siciliano, ricordato da tutti come il padre del Commissario Montalbano.

Andrea Camilleri è considerato uno dei più grandi scrittori degli ultimi tempi. Egli ha scritto indimenticabili pagine della letteratura italiana ed è proprio grazie a queste che il suo ricordo rimarrà sempre vivo.

Oggi avrebbe compiuto 97 anni e per ricordare il grande scrittore abbiamo riportiamo alcuni stralci di uno dei suoi testi, pubblicato da Repubblica nel marzo del 2018, in cui Camilleri parla della felicità e di ciò che rappresentava per lui.

Camilleri: la felicità

Camilleri scriveva: “La felicità per me non ha motivazioni, non ne ha mai avute, per me è fatta di cose ridicole. La felicità per me era aprire la finestra al mattino, sentire l’aria fresca, guardare fuori. Alzarsi presto, aspettare che tutta la casa prendesse vita, sapere che dopo un po’ si sarebbero alzate le persone a me più care e che presto ci sarebbero state le loro voci intorno a me. E che poi avrei iniziato a scrivere. Questa era la felicità. Ora è più difficile, se apro la finestra o accendo la luce, vedo sempre lo stesso buio“.

L’aspetto che più mi piace della felicità è che duplicabile, se riesci a rinnovare dentro di te la memoria di un momento felice, quell’evento ha ancora un’eco di felicità. La felicità è un istante, l’accensione di un fiammifero che in quei pochi secondi di luce ti permette però di vedere a lungo“.

Egli riporta nel testo pubblicato nel 2018 su Repubblica anche un aneddoto sulla felicità.

Per esempio una mattina in campagna sentii a un tratto l’odore della citronella, un’erba selvatica che cresce nelle vicinanze dell’acqua. Ecco, io mi fermai, non feci più un passo, restai immobile a respirarne l’odore che mi riempiva i polmoni, me li slargava e in quel momento mi sentii in armonia, con me stesso, con le persone vicine e quelle lontane, con gli uomini e le donne che abitavano l’altra parte dell’emisfero della terra. E rimasi fermo lì, in attesa. Durò ancora qualche istante, poi, forse il vento, portò via quell’odore, ma io non mi intristii, ripresi a camminare e continuai a portarmene dentro la memoria“.

Così Camilleri concludeva le sue riflessioni sul tema della felicità.