Secondo i conteggi del ministero dell’Istruzione, a settembre saranno 70mila in meno gli alunni che frequenteranno le scuole italiane. Il calo demografico, a causa delle sempre minori nascite, sta avendo dunque ripercussioni sul numero degli iscritti alle scuole.
Pur essendo le regioni meridionali a pagare il prezzo più alto di un calo inarrestabile, per la prima volta è segno rosso anche in quelle settentrionali, che per anni sono riuscite a rimanere in rialzo grazie al numero elevato degli alunni stranieri iscritti. Ma ultimamente anche quest’ultimo sembra subire una forte diminuzione.
In Campania saranno 15.500 in meno e 11mila in Puglia. Dal prossimo anno scolastico anche Veneto, Lombardia, Piemonte e le altre regioni del nord dovranno fare i conti con migliaia di alunni in meno, tranne l’Emilia Romagna che, al contrario, dovrebbe incrementare le presenze.
Per il momento questo calo di studenti non si ripercuoterà sugli organici degli insegnanti. Il ministero dell’Istruzione ha stabilito di mantenere gli stessi posti dell’anno in corso, anzi, arriveranno anche docenti in più per potenziare il tempo pieno alle elementari, oltre che posti in più nei licei musicali. Saranno, invece, in meno le cattedre degli istituti professionali.
Nella dispersione scolastica l’Italia è ai primi posti in Europa e sicuramente nei prossimi anni il calo degli studenti si ripercuoterà anche sul numero delle cattedre, che inizierà a vacillare fortemente.
Secondo le proiezioni dell’Istat, tra 10 anni gli italiani in età scolare saranno 820mila unità in meno.