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Le oscure nubi del calcio italiano

Sarà per il colore che richiama la speranza, ma il rettangolo verde mette di buonumore, noi italiani ne siamo avvinti e del calcio ne abbiamo fatto lo sport nazionale.

Ci siamo imposti al mondo, attirando invidie e gelosie da coloro che questo sport lo hanno inventato e che per un caso strano del destino ne hanno smarrito la formula per possederlo veramente, cioè con le vittorie e lo abbiamo fatto prima di tutti; prima che trionfassero i tedeschi con la strapotenza fisica, prima che la fantasia dei brasiliani lo rendesse allegro, scanzonato, luminosamente fantasioso e prima che il genio degli argentini lo stregasse fino a renderlo suo schiavo. “Prima”: l’avverbio di tempo che ci immusonisce e ci guida ai nostri tempi di magre consolazione, che si limitano alla permanenza nella serie A dell’Europa in “Nation League” e ci risparmia l’onta di partite con Liechtenstein e Lussemburgo, con tutto il rispetto per queste due fiere nazionali. Tutto ciò, per non parlare dello smacco mondiale che è solo l’effetto lapalissiano di una crisi tecnica e di malgoverno che dal meraviglioso, quanto ingannevole, successo mondiale del 2006  non ha mai avuto freni. Nella storia calcistica italiana non si è mai vissuta una crisi di talenti così cronica e la corsa a questo o quell’oriundo di turno, non può essere l’unica soluzione. Inoltre, fatta salva la forza oggettiva della Juventus, per un movimento calcistico come il nostro, è una sconfitta di tutto il sistema la sua affermazione per sette /otto anni consecutivi e se a questo si aggiunge che a livello continentale le vittorie dei club sono un lontano ricordo, non ci vuole una laurea in matematica per tirare le somme.Non ci vuole un genio per rendersi conto che mancano i grandi dirigenti e che questi non possono essere cercati nell’elìte oligarchica che ha portato il movimento quasi al collasso. Uomini nuovi, dirigenti con idee moderne che rispettino tutti e che al tempo stesso siano intransigenti con chi infrange le regole e sbaglia, siano essi dirigenti, arbitri, calciatori o  semplici tifosi. Evitare disdicevoli conflitti di interessi che insinuino dubbi sui fischietti, dare credibilità alla giustizia sportiva gravata da pesi e misure diversi tra loro e pretendere lealtà assoluta dai propri tesserati, troppo spesso sedotti dai ricorsi fuori dalle sedi del giudizio sportivo. Il resto lo farà la passione di coloro che restano incantati, ogni volta che vedono il rettangolo verde e si arrabbiano , gioiscono e si appassionano per le cose del calcio, affinchè si possa suscitare di nuovo invidie e gelosie nel resto del mondo.