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Bud Spencer: nel 2016 l’addio al gigante buono del cinema

Il 27 giugno 2016 moriva a Roma Bud Spencer, noto anche come il gigante buono del cinema italiano.

Bud Spencer fu il protagonista con Terence Hill di molti film diventati cult. Ma in realtà nella sua lunga carriera egli ebbe diverse passioni e fu diretto anche da Dario Argento in Quattro mosche di velluto grigio, Ermanno Olmi inCantando dietro i paraventi, Giuliano Montaldo in Gott mit uns (Dio è con noi) e da Carlo Lizzani in Torino Nera.

Bud Spencer e i 100 metri stile libero nel 1950

Carlo Pedersoli, questo il vero nome dell’artista, nacque a Napoli il 31 ottobre 1929 nel rione di Santa Lucia, in via Generale Giordano Orsini, al civico 40, nello stesso palazzo di Luciano De Crescenzo di cui fu compagno di scuola alle elementari, come egli era solito ricordare. Nel 1940 si trasferì a Roma dove si avvicinò al nuoto ottenendo buoni risultati. Si diplomò al liceo scientifico con il massimo dei voti non ancora 17enne e si iscrisse al corso di laurea in Chimica a La Sapienza che abbandonò per andare in Brasile, dove lavorò presso il consolato italiano di Recife. Nel 1949, tornato in Italia, esordì nella nazionale di nuoto e l’anno seguente fu convocato per i campionati europei di Vienna. Fu il primo italiano, nel 1950, a scendere sotto il minuto nei 100 metri stile libero.

La parentesi da compositore e paroliere

L’esordio al cinema di Bud Spencer avvenne nel 1950 con un piccolo ruolo ne Quel fantasma di mio marito di Camillo Mastrocinque. L’anno successivo prese parte come comparsa al kolossal hollywoodiano Quo vadis. Poi continuò a recitare in piccole parti, la più importante delle quali nel film di Mario Monicelli Un eroe dei nostri tempi. Nel 1952 partecipò alle Olimpiadi di Helsinki arrivando nono dei 100 metri stile libero. Nel 1955 partecipò ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona come pallanuotista, vincendo con la nazionale la medaglia d’oro. Dopo i Giochi di Melbourne, in cui arrivò ancora in semifinale, tornò in Sudamerica lavorando prima per una società Usa, poi per l’Alfa Romeo di Caracas. Nel febbraio del 1960 sposò Maria Amato, figlia del noto produttore cinematografico. Ma all’epoca Perdersoli non era ancora interessato al cinema, preferendo lavorare come paroliere per RCA, scrivendo testi anche per Ornella Vanoni (Ogni sera) e Nico Fidenco (Cleopatra).

L’incontro con Terence Hill 

A metà degli Anni 60, divenne produttore di documentari per la Rai. Nel 1967 Giuseppe Colizzi gli offrì un ruolo in un film. Sul set conobbe un altro giovane attore Mario Girotti. Il film era Dio perdona… io no! e fu la prima pellicola della coppia. In quell’occasione i due adottarono gli pseudonimi con i quali sono diventati celebri. Insieme girarono 18 film, 16 dei quali da protagonisti.

I successi della coppia e la serie di Piedone

Nel 1970 la coppia girò lo spaghetti-western Lo chiamavano Trinità…,diventato un film cult e non solo in Italia. A partire dal 1973 Bud Spencer interpretò da solo la serie di PiedonePiedone lo sbirro, Piedone a Hong Kong (1975), Piedone l’africano (1978) e Piedone d’Egitto (1980), per la regia di Steno. Nel 1973 lavorò ad Anche gli angeli mangiano fagioli con Giuliano Gemma. Negli stessi anni con Terence Hill proseguì con …più forte ragazzi!, ...altrimenti ci arrabbiamo! e Porgi l’altra guancia (ambedue del 1974), che si piazzarono immancabilmente ai primi posti dei film più visti nelle sale cinematografiche italiane. Sei anni dopo il successo dei due Trinità, la coppia tornò con film come I due superpiedi quasi piatti e Pari e dispari di Sergio Corbucci e Io sto con gli ippopotami di Italo Zingarelli.

Ma nonostante il grande successo di pubblico Bud Spencer non si sentì mai del tutto apprezzato: “In Italia io e Terence Hill semplicemente non esistiamo, nonostante la grande popolarità che abbiamo anche oggi tra i bambini e i più giovani. Non ci hanno mai dato un premio, non ci invitano neppure ai festival“.

Insieme a Terence Hill, il 7 maggio 2010 ricevette il David di Donatello alla carriera dopo essere stato pubblicamente lodato dal regista Ermanno Olmi.

L’amore per la politica

Pedersoli tentò anche la carriera politica. Dichiaratamente di destra, si candidò alle Regionali del 2005 nel Lazio, a sostegno del presidente uscente Francesco Storace, nelle liste di Forza Italia, raccogliendo 4.896 voti che non gli valsero un seggio. Alle Comunali a Roma del 2013 sostenne attivamente la candidatura di sua figlia Cristiana con Il Popolo della Libertà.

L’attore si spense all’età di 86 anni nella sua casa romana a causa di serie complicazioni derivate da una caduta in casa.

Non temo la morte. Dalla vita non ne esci vivo, disse qualcuno: siamo tutti destinati a morire. Da cattolico, provo curiosità, piuttosto: la curiosità di sbirciare oltre, come il ragazzino che smonta il giocattolo per vedere come funziona. Naturalmente è una curiosità che non ho alcuna fretta di soddisfare, ma non vivo nell’attesa e nel timore. C’è una mia canzone che racchiude bene la mia filosofia: “Futtetenne”, ovvero fregatene. E ridici su” così l’artista diceva in un’intervista nel 2014.