Cinque persone sono state arrestate, nelle ultime ore, in provincia di Ragusa. Il blitz a Scicli, fatto scattare dai carabinieri di Ragusa, ha condotto al fermo di capi e luogotenenti che ufficialmente gestivano un’azienda preposta alla raccolta rifiuti, ma che ufficiosamente erano infiltrati di un clan mafioso e amministravano l’azienda che fungeva da copertura, al fine di coordinare l’intera economia ragusana, con ricatti e soprusi.
A dirigere l’operazione è stata la Direzione distrettuale antimafia della città di Catania, che ha emesso, di fatto, il mandato di arresto per gli operatori ecologici: Eco è il nome attribuito all’intervento risolutivo a danno dei dirigenti dell’azienda, arrestati per associazione a delinquere a carattere mafioso, cooperazione in estorsioni, inganni, violenze e furto aggravato. Altre sei persone, indagate per le stesse accuse, sono ancora a piede libero. Le attività illecite svolte dagli pseudo netturbini hanno coinvolto anche il capo del clan mafioso di Scicli: la ditta si era autoimposta come unica referente per la raccolta dei rifiuti cittadini, ma l’obiettivo primo dell’operazione era di agire come infiltrati e detenere il controllo, attraverso azioni malavitose, dell’economia dell’intera area. L’azienda era diventata un’impresa a conduzione familiare che, secondo le indagini, avrebbe approfittato “dell’assenza di sodalizi concorrenti ormai decimati da precedenti inchieste giudiziarie e, forte dei legami con esponenti delle famiglie mafiose Catanesi, si sarebbe insediata nel tessuto socio-economico di Scicili, per assumere il predominio delle attività criminali nel territorio e infiltrarsi nelle attività d’impresa, attraverso violenze e pesanti intimidazioni”. Tra le attività delinquenziali svolte dagli artificiosi operatori ecologici, si annoverano telefonate minatorie, invio di proiettili, taniche di benzina posizionate all’esterno di diverse attività commerciali, furto di auto o danni alle vetture, con contrassegni di topi morti ben in vista.
Una curiosità: il municipio del comune di Scicli, patrimonio dell’Unesco, è stato la location delle riprese esterne della serie de Il Commissario Montalbano, così come la stanza del sindaco era stata adibita all’ufficio del Questore, scelto per le prime puntate della fiction.
Tra i nomi del clan sgominato spuntano quelli dei fratelli Gianni e Franco Mormina; Ignazio Mormina, il 26enne figlio di Franco; Ugo Lutri e Giacomo Fidone, la cui disposizione di custodia cautelare è stata resa nota in carcere. In particolare, l’accusa imputata a Franco Mormina sarebbe relativa alla sua abilità nel farsi assumere in qualità di operatore ecologico con un contratto a tempo determinato; accaparrarsi il conseguente contratto a tempo indeterminato e, infine, ottenere 3 promozioni, diventando il capocantiere dell’azienda e scavalcando le responsabilità dei precedenti dirigenti, sottomessi alle sue minacce. Inoltre Mormina avrebbe anche imposto l’assunzione di 4 persone tra parenti e amici che, secondo i carabinieri, avrebbero truffato l’azienda per la quale ingannevolmente lavoravano, alterando i prezzi dei carburanti e gravando sull’impresa, per un danno economico di circa 15mila euro.