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Benevento, l’ultimo stregone della stirpe delle janare

Le leggende sono state create per essere tramandate, ma spesso sono portatrici di menzogne, anche se non tutte sono così ingannevoli. Si dice, infatti, che “in ogni leggenda c’è sempre un pizzico di verità” ed un fondo di verità potrebbe essere contenuto anche nella storia di Benevento. Fin dai suoi albori, questa città è stata dipinta come la “città delle streghe“, per i numerosi riti pagani svolti su questo territorio, nei pressi del fiume Sabato.

Le figure, presenti su questo territorio, erano denominate “janare” e i culti praticati erano additati dalla popolazioni locali come atti di stregoneria. Queste streghe si riunivano a Benevento sotto un albero di noce, poi sradicato da San Barbato. La janara era soltanto una delle tante specie che spopolavano i racconti appartenenti soprattutto alla tradizione dello scenario “bucolico” ed agreste.

Il nome potrebbe derivare da Dianara, ossia “sacerdotessa di Diana“, dea romana della Luna; si pensa anche dal latino ianua, “porta”. Proprio davanti ad essa, infatti, era opportuno porre una scopa. La strega, poi, obbligata a contare i fili dell’oggetto, avrebbe temporeggiato fino al sorgere del sole, la cui luce era sua nemica per eccellenza.

Le doti strepitose di Nicolas Viola lasciano supporre un sottile legame con le janare, le quali abitavano l’antica terra sannita. Le capacità del calciatore sono speciali e sono costituite da una capillare patina di magia. Stregoneria amalgamata a sorprendenti qualità calcistiche, il capitano del Benevento è ammirato dal popolo giallorosso, con il suo talento è il vero trascinatore di codesta squadra. Non ha mai tradito le attese, egli può simboleggiare la chiave per l’obiettivo salvezza in vista di questo agguerrito rush finale.

Aiutato dalla psicoanalisi e dagli studi di Freud, è originario di Oppido Mamertina, un piccolo paesino della Calabria; l’infanzia di Nicolas è attraversata da numerosi travagli e sofferenze, esposto costantemente alla crudezza della vita, ma inerme. In età adolescenziale, approda alla Reggina e comincia il proprio percorso di crescita, che lo condurrà fino all’illustre palcoscenico della Serie A. Prima di giungere in terra sannita, il suo exploit arriva con le casacche della Ternana e del Novara; raggiunge l’apice della sua carriera, il coronamento di tutto il suo itinerario, con il Benevento, calpestando i celebri rettangoli verdi di San Siro ed Allianz Stadium, passando attraverso l’Olimpico.

Viola ambisce alla Nazionale, rappresenterebbe la conclusione della sua carriera, il lieto fine della sua favola. “Sarebbe il coronamento di un sogno, un traguardo, anzi uno dei traguardi, perché una volta arrivati in azzurro poi non è che finisce il calcio, bisogna sempre andare avanti e migliorare”. Per il momento, si gode la favola di Benevento, l’appellativo di Stregone e il cappello di colore giallo e rosso gli calzano a pennello. A tutti gli effetti, Nicolas è l’ultimo discendente dell’intera generazione delle janare, ed ha il dovere di dimostrare il valore di queste leggendarie figure.