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BCE: le varianti Covid, preoccupazione per la ripresa

La pandemia da Covid-19 ha avuto dei risvolti molto importanti, soprattutto sull’economia mondiale. Ad oggi, nonostante la campagna vaccinale prosegua a oltranza, il mondo delle imprese, anche in Italia, vive in un clima di preoccupazione generale del quale si sta interessando la Bce.

In particolare, la proliferazione delle nuove varianti del COVID-19, continua a essere una delle principali preoccupazioni per la ripresa economica globale e dell’area dell’euro.

La Bce sottolinea tale situazione nei verbali dell’ultima riunione di luglio. Questo incontro ha chiarito che “il mercato del lavoro ha continuato a soffrire a causa dalla pandemia; ma gli indicatori e i sondaggi segnalano una robusta crescita dell’occupazione nei prossimi mesi”.

Infine, la nuova guidance della Banca centrale europea non comprende necessariamente tassi bassi per più tempo, se vengono raggiunti gli obiettivi d’inflazione.

BCE: l’ultima riunione di luglio

L’ultima riunione del consiglio della Banca centrale europea, in occasione della riunione di politica monetaria del 22 luglio, e’ contraddistinta da un grande dibattito sulla presentazione della nuova forward guidance, tenendo conto dei risultati della strategy review annunciati la settimana precedente.

Lo rivelano i verbali di quella riunione diffusi dalla banca centrale europea. Dai verbali risulta la versione definitiva della guidance; i governatori hanno raggiunto il consenso in maniera non unanime, ma con larga maggioranza. Mentre alcuni governatori (i capi della banca centrale tedesca e belga) hanno mantenuto le loro remore rispetto al testo definitivo.

Quest’ultimo prevede che i tassi non aumenteranno fino a quando la Bce non vedrà “l’inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine del nostro orizzonte di proiezione e in maniera durevole per il resto dell’orizzonte di proiezione, e finche’ non riterremo che i progressi conseguiti dall’inflazione di fondo siano sufficientemente avanzati da essere coerenti con lo stabilizzarsi dell’inflazione sul 2% nel medio periodo”.

I dubbi espressi dai governatori che non hanno approvato il testo erano rapportati alla possibilità di un overshooting del target di inflazione più persistente e al rischio che la guidance possa sembrare promettere tassi di interesse ai livelli attuali o più bassi per un periodo molto lungo senza una clausola esplicita di uscita da queste condizioni.