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Autoferrotranvieri senza contratto: grido di dolore del sindacato autonomo

Autoferrotranvieri senza contratto: grido di dolore del sindacato autonomo. Alla vigilia della festa dei lavoratori fa sentire la sua voce la Federazione Autonoma Italiana Sindacato Autoferrotranvieri. Dalla voce del presidente nazionale Domenico De Sena vengono sollevate numerose problematiche.

“Il I maggio 2022 – si legga in un comunicato- vede il panorama lavorativo nel nostro Paese continuare a manifestare, peggiorate, le condizioni degli ultimi anni per i lavoratori dipendenti.
Nel 2020 e 2021, a causa della pandemia COVID-19, nasce l’esigenza di ripensare l’organizzazione del lavoro per tante categorie di lavoratori. Esigenza dettata dalla necessità di ridurre gli spostamenti e gli affollamenti nel Trasporto Pubblico ricorrendo a strumenti come lo smart working.
Nel 2022 invece è la necessità di ridurre i consumi energetici a causa della speculazione sui prezzi dell’energia, partita ancora prima della reale carenza potenzialmente derivabile dalle conseguenze dello stato di guerra in Europa, che ci ricorda come i modelli organizzativi del lavoro del passato vadano rinnovati”.

Autoferrotranvieri senza contratto: il grido di dolore del sindacato autonomo

“Sicuramente -prosegue- va rinnovato il sistema di garanzia della sicurezza sul lavoro, ormai evidentemente inadeguato se non nella normativa, certamente nei controlli e nelle sanzioni se, nei primi tre mesi dell’anno, gli infortuni sul lavoro sono aumentati di oltre il 50% con ben 189 morti, certificando una tendenza già vista negli scorsi anni.

Di fronte a questi numeri è difficile parlare di “incidenti”. Più facilmente, siamo in presenza di un generalizzato fenomeno di mancanza di sicurezza generato da condizioni di lavoro che sono andate via via degenerando, favorite da una mancanza di cultura non solo specifica della sicurezza, ma, più in generale, della mancanza di Cultura derivante dall’impoverimento del sistema di Istruzione cui abbiamo assistito negli ultimi vent’anni. Per non parlare di quella perla di sfruttamento chiamata “alternanza scuola lavoro”, che pure ha avuto le sue vittime.

In un paese dove il caporalato resta diffuso sul tutto il territorio, dove sono fannulloni coloro che non si piegano a lavorare 15 ore al giorno, sette giorni su sette, per poche centinaia di euro al mese, dove resta diffuso il lavoro in nero e le buste paga false, è proprio una sorpresa scoprire che la prima vittima è la sicurezza?

Di sicuro le risorse economiche non vengono utilizzate a beneficio dei Lavoratori: oggi in Italia ci sono 39 Contratti Collettivi di Lavoro, di questi ben 34 sono in attesa di rinnovo, a titolo di esempio citiamo il CCNL Autoferrotranvieri, quinquennale, scaduto nel 2017: è praticamente “saltato” un intero periodo contrattuale!

Con l’attuale livello di inflazione stiamo parlando del generale impoverimento di 6,8 milioni di lavoratori dipendenti, il 55,4 % del totale.

Con quali risorse dovrebbe funzionare l’economia del Paese? Chi deve acquistare quello che si produce? Quale è il modello di economia che ha in mente il Governo se la metà della forza produttiva non è in grado di sostentarsi con il lavoro? Sussidi e bonus? Mentre gli imprenditori e le multinazionali delocalizzano dopo aver fatto man bassa del nostro Know How? Questo primo maggio deve essere uno spartiacque: i lavoratori devono essere rimessi in grado di vivere dignitosamente con i loro stipendi, senza se e senza ma. E al sicuro.