Mariamonica Romano ha la voce rotta dalla rabbia. Sempre di corsa, mai un minuto da dedicare a sé, e gli ultimi 20 anni donati a Roberto, l’uomo più importante della sua vita. Ma Roberto non è ‘l’uomo sbagliato’, un compagno amato scappato dalle responsabilità: Roberto è suo figlio, un ragazzone autistico di 19 anni.
Mariamonica e Roberto vivono a Napoli nei pressi di Scampia, nel rione Monterosa. Lei prova a lavorare, tentando di restare in equilibrio tra la vita sociale e le esigenze di suo figlio, che attualmente dalle 09:00 alle 15:00 è ospitato presso il Centro della scoliosi, un semiconvitto di Napoli. Dopo le 15:00 invece Mariamonica e Roberto ‘non esistono più’: il ragazzo ha diritto all’assistenza domiciliare di un operatore sociale, operatore che aveva, ma che da ben 4 mesi non è più ‘disponibile’, sembra per mancanza di fondi pubblici. Madre e figlio dunque sempre insieme, soli, senza un aiuto.
«Mio figlio riesco a gestirlo quando siamo in casa, ma per strada no. Qualche volta in auto per una passeggiata. Ma Roberto non è verbale, non parla, e quando si scoccia lo esprime con gesti aggressivi, brutali, a volte prende a testate il finestrino e devo immediatamente tornare indietro. Meglio che non vi mostri i lividi che ho sul corpo.» racconta Mariamonica, che lamenta anche il disinteresse da parte delle Istituzioni, in questo caso l’8° Municipalità, Scampia: «Mio figlio ha diritto, io ho diritto all’assistenza domiciliare. Mi avevano promesso un operatore sociale almeno 3 volte a settimana, per poter pensare a me, per poter offrire qualche alternativa a Roberto, ma nulla, è da dicembre ormai che aspetto. Chiamo tutti i giorni, rinviano il problema senza mai trovare una soluzione. E io intanto non respiro più: è una vita che ho smesso di vivere per dedicarmi a mio figlio, ma ora sono davvero a pezzi, ho bisogno di respirare, ho bisogno di aiuto. Continuo a scacciare dalla mia testa cattivi pensieri, ma fino a quando ci riuscirò? Possibile che io non abbia diritto nemmeno a un minuto per andare in bagno? Che io non abbia il diritto di ammalarmi?». Quello di Mariamonica è uno sfogo crudo, sincero, sorprendentemente comune a molti genitori di ragazzi autistici e caregiver (Termine anglosassone che indica “colui che si prende cura” e si riferisce a familiari che assistono un loro congiunto ammalato e/o disabile – ndr), sempre compressi in responsabilità e delegati dallo Stato in funzioni sociali non retribuite né riconosciute giuridicamente. Ma questo sembra essere il male minore, quello economico: la questione è il diritto alla salute calpestato; il diritto a vivere, mortificato.
Abbiamo contattato l’8° Municipalità del Comune di Napoli, Scampia, nella persona della Dott.ssa Nunzia Izzini, al fine di un chiarimento riguardo le problematiche causate alla Sig.ra Romano Mariamonica, ma senza un’autorizzazione del Dirigente della Municipalità non è possibile rilasciare dichiarazioni. Siamo dunque riusciti a raggiungere il Dott. Pitterà, il quale ha chiesto un giorno di tempo per verificare la situazione esposta. La giornata del 17 aprile chiarirà volontà e responsabilità di tale disservizio.