venerdì 13 Dicembre, 2024
9.9 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

Arturo Toscanini: l’addio il 16 gennaio del 1957

Arturo Toscanini, il direttore d’orchestra dalla memoria prestigiosa, scomparve il sedici gennaio di  74 anni fa.

Ancora vivido il ricordo di un maestro in grado di incantare il proprio pubblico con un brillante suono, capace di ricordare a memoria la partitura di una sinfonia. Un musicista abile nell’ interpretare, degnamente, i capolavori di Wagner, Verdi e Beethoven.

Dalla personalità umile e decisamente forte, l’uomo era restio a ricevere qualunque tipo di premio o nomina.

Gli venne assegnato, solo post mortem, il Grammy Life Achievement Award.

La vita e la formazione di Toscanini

Nasce a Parma, in una famiglia dove l’arte è pane quotidiano. Il padre, difatti, appassionato d’arie di opera, era riuscito a trasmettere al figlio la smisurata passione per le note musicali.

Il piccolo Toscanini viene notato dalla sua maestra, la signora Vernoni. L’insegnante, apprezzandone il talento puro e precoce, inizia ad impartirgli lezioni di solfeggio e pianoforte.

A soli nove anni, Arturo aggiunge al suo repertorio delle competenze anche la destrezza nel maneggiare un violoncello, strumento musicale col quale avvierà la sua carriera. Vince infatti una borsa di studio in violoncello.

A tredici, invece, comincia ad allietare il pubblico con le sue performance musicali, presso il Teatro Regio. Al termine del suo percorso, si diplomerà con lode distinta.

Il conservatorio di Parma gli dà quindi la giusta spinta per intraprendere un percorso lavorativo degno di nota. Ben presto, difatti, una compagnia lo adocchia, affidandogli il ruolo proprio di violoncellista.

Le prime tournée, effettuate in Sud America, non lo consacrano al successo sperato, a causa di una serie di sfortunate vicende.

Tuttavia, grazie a un’esibizione in cui fece sfoggio della sua eccezionale memoria, Catalani in persona lo sceglie per la direzione del teatro Carignano di Torino. Da lì, l’ascesa del maestro.

All’apice del successo

La strabiliante scalata di Toscanini è scandita in due luoghi contemporaneamente, l’uno è l’America, posto che resterà per sempre caro al musicista e l’altro è ovviamente la sua patria, l’Italia.

I suoi spettacoli a New York gli valgono l’adorazione dei critici e degli accademici americani che, dopo tempo, decidono di conferirgli una laurea honoris causa. E’ l’università di George Town a rendere al nostrano talento tale onore.

Le scelte politiche

Dapprima sostenitore del fascismo, si allontana sempre più dalle pericolose idee su cui si fondavano, all’epoca, i regimi dittatoriali europei.

Toscanini è così fermo nella sua posizione politica, da rifiutare apertamente un invito di Hitler per la direzione di uno spettacolo in Germania e da dichiarare che avrebbe rifiutato di utilizzare le sue bacchette per guidare Turandot del suo amico Puccini, nel caso in cui Mussolini vi avesse assistito.

Fervente oppositore, attraverso diversi espedienti, sostiene tutti coloro che sono vittime delle politiche discriminatorie del suo tempo.

Al ritorno in Italia, da una delle sue visite negli Stati Uniti, dirige un concerto al teatro Alla Scala, passato alla storia come concerto della liberazione, appositamente organizzato in favore degli ideali repubblicani. 

Si ritira dalle scene a 87 anni, rifiutando la nomina di senatore a vita da parte dell’allora presidente Luigi Einaudi.

Il decesso di Toscanini

Toscanini comincia a dare i primi segni di cedimento il giorno di capodanno del 1957, affetto da una trombosi cervicale. Si spegne circa 15 giorni dopo.

La critica

Da sempre sostenuto ed acclamato negli ambienti d’élite, il direttore poteva vantare di avere fra i suoi ammiratori anche lo stesso Copard. Ad ogni modo, non gli sono mancati detrattori, a partire da Thompson, che lo accusava di non prestare attenzione alla  musica contemporanea, privilegiando sinfonie classiche ed europee.

Un’altra reprensione a lui rivolta era una battitura troppo rigida dei tempi musicali.