Uno degli altri funzionari della CNR, Vittorio Gargiulo, è stato colto in flagrante mentre si appropriava di denaro appartenente ai fondi per la ricerca.
Gargiulo operava, all’epoca dei fatti, nella segreteria amministrativa dell‘Istituto Ambiente Marino Costiero della CNR: l’amministratore avrebbe intascato, illegalmente, circa oltre un milione di euro, frugando nelle casse dell’ente di ricerca.
Il denaro sarebbe poi stato utilizzato dallo stesso per completare la rimessa a nuovo del suo appartamento e per acquistare una vasca ad idromassaggio, dei passatempi per bambini, pezzi immobiliari, tende e supporti informatici; questi ultimi oggetti venivano poi rivenduti tramite annunci sul web.
In quanto dirigente dell’amministrazione, il signor Gargiulo sarebbe stato l’unico a poter firmare i mandati di pagamento e si è dunque risaliti immediatamente a questi, per identificare il colpevole del reato.
L’accusa aveva inizialmente votato a favore di una condanna che prevedeva cinque anni di detenzione, ma la durata della reclusione è scemata non appena è stata emessa la sentenza definitiva: il funzionario dovrà scontare quattro anni e mezzo di galera.
Una volta terminato il processo, condotto con rito abbreviato, il giudice dell’udienza preliminare, Roberta Attena, ha quindi emesso il verdetto finale.
Sono oramai troppi i casi di illegalità che affiorano tra le pagine dei quotidiani italiani e campani ed è un vero peccato che una nazione così bella e al contempo così ricca di cultura debba fare i conti con gli approfittatori di turno.
Coloro dediti ad affari disonesti mandano difatti in crisi un sistema già quasi interamente rovinato da una politica poco efficace e un’economia claudicante: si dovrebbero effettuare controlli più efficienti e il cittadino italiano, soprattutto, dovrebbe dedicarsi al proprio impiego con grande serietà e rettitudine, con una lealtà che permetta all’intero impianto nazionale di operare al meglio.