E’ stato arrestato stamattina il Comandante Gdf di Livorno Fabio Massimo Mendella con l’accusa di concorso in concussione nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli. Assieme al Comandante è finito in manette anche il commercialista napoletano Pietro De Riu. Secondo i pm Woodcock e Vincenzo Piscitelli, De Riu avrebbe incassato per conto di Mendella oltre un milione di euro per evitare verifiche e accertamenti fiscali. Le indagini, svolte dalla Digos napoletana con la direzione centrale della polizia criminale e dai finanzieri del Comando provinciale partenopeo e della Tributaria di Roma, si riferiscono agli anni intercorsi tra il 2006 e il 2012, anni in cui Mendella ricopriva il ruolo di responsabile del settore Verifiche al comando provinciale di Napoli. Secondo le accuse in quegli anni alcuni imprenditori napoletani avrebbe versato a De Riu oltre un milione di euro; De Riu avrebbe poi fatto da tramite con Mendella.
Quando dal comando di Napoli Mendella fu trasferito a Roma, alcune società napoletane cambiarono sede legale: ne è esempio la holding “Gotha spa”, la quale trasferì la sua sede legale nella capitale. Sempre secondo le accuse, i due fratelli e imprenditori napoletani della Gotha avrebbe beneficiato di favori della Finanza proprio attraverso Mendella. E’ stato coinvolto nel caso anche il Comandante in seconda della Gdf, Vito Bardi, i cui uffici sono stati perquisiti per un presunto coinvolgimento in atti di corruzione in vicende collaterali. Il procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo, tiene a puntualizzare: “Confermiamo l’assoluta fiducia nel lavoro della Guardia di Finanza, ovviamente a partire dai suoi vertici, tanto che abbiamo affidato congiuntamente ad essa e alla Digos l’esecuzione delle misure, e l’attività integrativa continua ad essere svolta dalle Fiamme Gialle insieme all’ufficio della Digos”.
La Guardia di finanza non è nuova a storie del genere; un anno fa 4 militari della Gdf furono arrestati con l’accusa di corruzione: prendevano mazzette in cambio di silenzio su reati fiscali. Ancora, risale all’inizio del 2014 lo scandalo che coinvolse il Generale di divisione della Guardia di Finanza, Walter Cretella Lombardo, il quale fu accusato dal pm Woodcock di corruzione: acquisto a prezzo di favore di appartamenti a Roma promettendo all’immobiliarista l’affitto di una caserma delle Fiamme Gialle a Napoli. L’accusa avrebbe bloccato la sua qualifica a Generale di Corpo D’Armata. Da quel momento, per evitare il blocco della promozione, Cretella avrebbe iniziato una serie di trattative con magistrati e giudici. In particolare, sembra si sia rivolto al giudice Fulvio Rocco, promettendo alla figlia del giudice un sostegno nella carriera della Finanza.
Il report mondiale con i dati relativi al grado di corruzione pubblicato nel 2013 sulla rivista Die Welt, colloca l’Italia tra i Paesi europei in cui le pratiche illegali sono diventati ormai un tipico modus vivendi. L’ indice di corruttibilità in Italia è infatti pari al 60%. Un bollino nero per il nostro Paese, soprattutto perché risulta essere una delle poche nazioni europee a macchiarsi di tale reato: il Paese più virtuoso è invece la Svizzera, con solo il 10% di manager corruttibili; seguita dai paesi scandinavi quali Finlandia, Svezia (12%) e Norvegia(17%).