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Arrestato il boss Di Martino, latitante da due anni

Catturato il boss di Gragnano Antonio Di Martino, figlio del capo clan Leonardo o’lione.

L’arresto del boss Di Martino

Gli investigatori napoletani, incaricati di ricercare i responsabili dei crimini commessi dal clan di Gragnano,  in collaborazione col commissariato di Castellamare di Stabia, hanno dato il via alle indagini

Stanotte, sono finalmente riusciti nell’intento di porre fine agli atti criminali, eseguiti da uno dei boss più pericolosi del napoletano, latitante ormai da un paio d’anni.

Il clan di Gragnano operava nell’ambito della droga, gli appartenenti alla tribù hanno contribuito, da sempre, in modo considerevole, al traffico illecito di sostanze stupefacenti. I prodotti maggiormente commerciati da questi ultimi rispondono ai nomi di canapa indiana e marijuana.

La maxi operazione Olimpo

In data 5 dicembre 2018, Antonio Di Martino era sfuggito alle forze dell’ordine. L’operazione, battezzata Olimpo, aveva come scopo principale proprio l’imprigionamento di alcuni componenti dei clan camorristici operanti nel napoletano, fra cui il famigerato boss.

Due anni fa, furono quindi incarcerati circa 13 indagati, per i quali fu eseguita ordinanza di custodia cautelare.

I reati comprendevano estorsioni, violenze private e e violazioni in materia di armi, il tutto aggravato da modi e fini mafiosi. I misfatti furono portati avanti da un’alleanza fra famiglie storiche della zona compresa fra Gragnano, Pimonte ed Agerola.

Tuttavia, Antonio Di Martino scappò e i carabinieri non riuscirono a fermarlo.

Il blitz

Stanotte, nei pressi dei Monti Lattari, gli inquirenti hanno conseguito l’intento che perseguivano da anni. Di Martino era nella lista dei principali ricercati italiani, le sue colpe concernevano, perlopiù, spaccio ed estorsione.

A giugno, il boss di Gragnano era difatti sfuggito all’ennesimo blitz organizzato per acciuffarlo.

I monti lattari, soprannominati la Giamaica d’Italia, presentavano immense piantagioni di marijuana, luogo di rifornimento dell’erba che era poi rivenduta a diverse compagini criminali che la diffondevano. In particolar modo, Di Martino si occupava della distribuzione della sostanza coltivata, nei comuni della costa stabiese.