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Armando Curcio: 120 anni dalla nascita

Armando Curcio nasce a Napoli il 25 maggio 1900. È stato attivo, prima a Napoli, poi a Roma e Milano, come umorista, direttore di periodici, autore di narrativa, sceneggiatore e verseggiatore; ma soprattutto, è stato un editore, commediografo e giornalista italiano.

Curcio proveniva da una colta famiglia napoletana, che annoverava anche la presenza di alcuni artisti. Fin da giovane inizia una poliedrica attività di scrittore di novelle, giornalista, umorista e sceneggiatore.

Già negli anni ’20 dirige una rivista umoristica intitolata “2 soldi di novelle” e poco dopo, nel 1927, fonderà l’Istituto Editoriale Moderno, che negli anni del regime crea una serie di opere dedicate alla divulgazione della cultura. L’Istituto diventerà poi la Armando Curcio Editore. Armando Curcio, con grande anticipo, ebbe l’idea delle dispense enciclopediche a fascicoli che ampliavano il bacino di potenziali lettori; ed anche l’idea di edizioni economiche in volume che avvicinavano al libro i nuovi ceti di lavoratori.

La sua notorietà resta, comunque, legata alla produzione teatrale.

Nel 1927 Curcio aveva già scritto il suo primo lavoro teatrale, “Lionello e l’amore”, portato sulle scene l’anno successivo.

La sua conoscenza con i De Filippo e l’amicizia con Eduardo, suo coetaneo, porta alla produzione, nel 1942, di una commedia scritta in collaborazione, intitolata “La fortuna con la effe maiuscola”; commedia in cui i protagonisti, allontanata la miseria guadagnando denaro, si renderanno conto che la vera fortuna agognata ha la effe maiuscola, ed è il nucleo degli affetti.

Altra fortunatissima commedia di Curcio è “A che servono i quattrini?”, nella quale l’autore scrive un ruolo straordinario, quello del Marchese Eduardo Paranscandolo, che si atteggia a filosofo, a maestro di stoicismo, per aver dilapidato il suo patrimonio. A queste scene pare abbia guardato anche Luciano De Crescenzo quando ha definito il protagonista dei suoi romanzi, il professor Bellavista.

Tra le numerose opere teatrali di Curcio, anche “I casi sono due”, commedia inverosimile e gravida di scene talora confondenti. Ancora in collaborazione con i De Filippo, questa volta con Peppino, Curcio scrive “Casanova farebbe così” e “Basta il succo di limone!”.

Curcio muore a Roma nel 1957, dopo una brillante carriera di artista poliedrico.