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domenica, 24 Settembre 2023

Antonio Iovine: “Casalesi, pentitevi e collaborate”

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Antonio Luca Russo
Antonio Luca Russohttps://www.21secolo.news
Studente di Giurisprudenza presso l’Università “Federico II” di Napoli, fin da piccolo appassionato di attualità, scienze, polita ed esteri. Tra un manuale di diritto e l’altro, adora espandere i propri orizzonti con viaggi e letture. Crede fermamente nei princìpi espressi nella nostra Costituzione e nel ruolo fondamentale della Giustizia nella nostra società.

Nel giorno del suo onomastico, l’ex boss del clan dei Casalesi, Antonio Iovine, ha lanciato un appello a tutti gli affiliati del gruppo mafioso a cui apparteneva, invitando tutti i suoi ex compagni a deporre le armi e a iniziare a collaborare con le Istituzioni. Iovine è intervenuto in videoconferenza per deporre nel processo in corso, a Santa Maria Capua Vetere, su camorra e appalti a Villa Literno in cui è imputato, tra gli altri, l’ex sindaco della stessa Villa Literno e l’ex consigliere regionale della regione Campania, Enrico Fabozzi.

Nella giornata di ieri si è dibattuto sull’appalto per la riqualificazione di aree degradate del comune casertano, lavori finanziati dall’Unione europea come ricompensa per avere ospitato discariche o siti di stoccaggio dei rifiuti. L’ex boss ha però colto l’occasione per spiegare pubblicamente i motivi della sua decisione di collaborare con la giustizia: “Ritengo che il clan dei Casalesi non esista più e ho riflettuto, non aderendo più a questo tipo di vita. Riflettevo da latitante sulla possibilità di appartenere a un clan che non esiste più. Chi mi conosce, e sa che sono una persona razionale, deve seguire il mio esempio, facendo chiarezza nei confronti dei magistrati. Tutte le riflessioni messe insieme ti danno la spinta giusta per fare un passo avanti”. Oltre ad aver motivato la sua scelta, tanto attesa e agognata dalle forze dell’ordine e dalla magistratura che lo aveva catturato, Iovine ha inaspettatamente lanciato un appello a chi ancora vive di illegalità nelle nostre terre: “Invito tutti quelli che mi sono stati vicini e hanno commesso questi reati assieme a me a parlare con i magistrati. Ho deciso di collaborare per spingere anche gli altri a farlo. Già prima della mia cattura avevo capito che era tutto finito”.

Antonio Iovine è stato, insieme a Francesco Bidognetti Francesco Michele Zagaria, uno dei quattro capi del clan dei Casalesi: era considerato il ministro dell’Economia del clan, grazie alle sue spiccate capacità imprenditoriali, ai suoi contatti con il mondo dell’imprenditoria e ai suoi legami con esponenti politici, locali e nazionali, di rilievo; ha ricevuto la condanna all’ergastolo in via definitiva, al termine del processo Spartacus, processo istruito anche dall’attuale presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone; è stato arrestato dalla Polizia, dopo 15 anni di latitanza, nell’autunno del 2010 a Casal di Principe e per quattro anni è stato detenuto in regime di carcere duro, ossia il cosiddetto 41-bis; a  maggio di quest’anno ha, infine, deciso di iniziare a collaborare con i magistrati.

Quella di Antonio Iovine senza dubbio non è stata una redenzione, come diversi esponenti della magistratura hanno spesso sostenuto; anche ‘pentimento’ non è il termine adatto per scelte del genere, poiché quest’ultimo riguarda anche il foro interno e quindi la morale del camorrista/mafioso: Iovine, evidentemente, aveva compreso che la magistratura e le forze dell’ordine gli avevano fatto terra bruciata intorno e che per l’intero clan dei casalesi non c’era futuro. Da bravo opportunista ha quindi capito che la soluzione migliore, per lui e per i suoi cari, era collaborare con lo Stato. Tali inversioni di marcia non sono scontate per soggetti del genere, i Casalesi, in particolare, si sono sempre autodefiniti ‘imprenditori’ e mai mafiosi.

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