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Ansaldi: per gli investigatori conosceva l’assassino

Il caso di Stefano Ansaldi, ginecologo napoletano sgozzato lo scorso sabato presso la stazione centrale di Milano, ha destato non poco scalpore.

Dalle prime indagini era emerso che il ginecologo fosse stato vittima di un tentativo di rapina finito male. Ma ciò sembra non essere più la giusta spiegazione per una morte cosi cruenta.

Secondo le forze dell’ordine del Nucleo investigativo di Milano, che in queste ore sta collaborando con il Nucleo Investigativo di Napoli, tre sarebbero gli elementi che non quadrano nell’ipotesi del tentativo di rapina.

Primo elemento su tutti è l’efferatezza con cui il ginecologo campano è stato ucciso; il secondo, invece, è il Rolex della vittima lasciato a terra, depredato solo del portafogli e del telefono, mentre il terzo elemento è l’arma del delitto abbandonata vicino al corpo, portando gli investigatori a pensare ad un raptus omicida.

Con questi tre elementi, gli investigatori e gli inquirenti hanno preso tutta un’altra strada che li ha portati ad investigare nella vita privata e lavorativa di Ansaldi, sequestrando nel suo studio a piazza Cavour a Napoli sia il computer che alcuni documenti.

Per ricostruire al meglio la vicenda e capire il motivo che ha portato il ginecologo napoletano nel capoluogo lombardo, gli investigatori stanno anche interrogando amici e familiari della vittima.

Nelle indagini svolte fin ora, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, le cui indagini sono state coordinate dall’aggiunta Laura Pedio e dal pm Adriano Scudieri, la sparizione del portafoglio e sopratutto del cellulare della vittima, non rappresentano più il motivo principale della morte di Ansaldi, ma solo un depistaggio dell’assassino.

Inoltre, il cellulare avrebbe rappresentato una vera e propria pista, permettendo agli investigatori di lavorare anche sulla messaggistica e non solo sui tabulati.

Gli investigatori stanno cercando di ricostruire il percorso di Ansaldi, partendo dal motivo che lo ha spinto ad andare a Milano. Un viaggio di lavoro, così ha detto ai familiari, che avrebbe dovuto riportarlo a casa in tarda serata.

Invece il ginecologo non è mai tornato a casa. Secondo l’analisi delle telecamere di sorveglianza, che sarà di grande rilevanza nell’individuazione dell’assassino, per le tre ore prima della sua morte, Ansaldi si è sempre tenuto nelle vicinanze della stazione.

Gli investigatori continuano le loro indagini. L’arma del delitto è ancora sotto esame della scientifica mentre l’autopsia verrà effettuata nei prossimi giorni, portando a rivelare anche la posizione del killer durante l’omicidio.