Anna Frank è una ragazza tedesca di origine ebrea, nata a Francoforte nel 1929. Grazie a lei, e a tante altre persone, non si andrà mai a perdere la memoria di tutte quelle azioni disumano cui erano costrette dai nazisti solo perché ebrei. La ragazza, con la sua famiglia, furono costretti a stare nascosti in un alloggio segreto, fino a quando furono scoperti dalle SS, arrestati e portati nei campi di concentramento. La madre di Anna morì di consunzione, e un anno più tardi morirono Margot e Anna di tifo. Il diario fu trovato nell’alloggio segreto e consegnato dopo la guerra al padre di Anna, unico superstite della famiglia e fu pubblicato ad Amsterdam nel 1947.
Ormai la conosciamo tutti la drammatica storia della famiglia di Anna Frank. La sua è un’agiata famiglia e il padre esercitava la professione di banchiere. Costretti a trasferirsi ad Amsterdam per sfuggire alle persecuzioni nel 1942, dopo l’occupazione tedesca dell’Olanda, Anna e i suoi famigliari si sistemarono in un alloggio segreto che si trovava sopra una vecchia fabbrica di spezie. A loro si unirono la famiglia Van Daan e il Dottor Dussel. La loro non fu una convivenza felice, poiché erano costretti a vivere nascosti e segregati in locali piccolissimi, scomodi e molto freddi.
I tre ragazzi: Anna, Margot sua sorella, e Peter figlio dei signori Van Daan, erano troppo spesso tristi e desiderosi di libertà. Anna, nei due anni di segregazione, decide di scrivere un diario, in cui racconta le sue gioie, i suoi dolori, le sue speranze. Nelle sue pagine racconta delle banali discussioni sul cibo, sull’uso del bagno, le piccole insofferenze tra persone costrette a vivere troppo vicine. Spesso parla di Peter, il ragazzo di cui pian piano si accorge di essersi innamorata. Non riesce quasi più a trovare un minimo di equilibrio in quell’ambiente: il padre sembra allontanarsi da lei, la madre solo un’amica e nulla riguardo all’affetto materno, la sorella disperata quanto lei, il sig. Van Daan noioso, la sig. Van Daan sempre pronta a criticare ad ogni pretesto.
Per Anna Frank, in quel suo ambiente non vi era nulla di speciale, se non la sera, quando andava in soffitta da Peter, per il quale provava un sentimento d’amore da lui contraccambiato. A seguito di una segnalazione spionistica, il 4 agosto 1944 un tedesco e quattro olandesi, fecero irruzione all’alloggio segreto e tutti i rifugiati clandestini furono arrestati e l’alloggio fu saccheggiato e perquisito dalla GESTAPO. Qualche giorno dopo, il gruppo di rifugiati fu avviato a Westerbork, il più grande campo di concentramento in Olanda. Il 2 settembre 1944 la famiglia venne condotta ad Auschwitz, dove il padre venne separato dalle figlie e dalla moglie.
A salvare il Diario di Anna Frank è stata Miep Gies, colei che conobbe Otto Frank a ventiquattro anni e divenne sua impiegata. Una donna austriaca che portò i viveri al nascondiglio della famiglia Frank fino al giorno in cui furono deportati. Una donna morta nel 2010, quando aveva 101 anni, dopo essere stata, durante la Seconda Guerra Mondiale, colei che aiutava gli ebrei nascosti dai nazisti.
Gies era l’unica ad entrare in quel rifugio nascosto e Anna nel suo diario la cita spesso, ma questo Gies lo scoprì solo in seguito perché quando decise di salvare il diario della piccola Frank lo fece pensando di restituirglielo una volta tornata a casa.
Miep Gies sfogliò le pagine del diario di Anna Frank solo dopo la seconda pubblicazione, divenne testimone di quanto accaduto e portò avanti la causa contro chi tentava di negare la Shoah e la persecuzione degli ebrei fino alla sua morte.