Napoli come New York. Le due ‘mele’ cosmopolite, i cui ‘citizens’ sono visceralmente legati alla loro terra. Una fusione che artisticamente l’esponente della Pop Art, Andy Warhol, è riuscito a presentare sapientemente attraverso le sue opere. Ed è per questo che il PAN, il Palazzo delle Arti di Napoli, ha voluto regalare alla sua città una mostra di ben 150 opere, dal titolo “Vetrine”, curata da Achille Bonito Oliva, che si terrà dal 18 aprile al 20 luglio 2014.
La mostra, organizzata da Spirale d’idee, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, si ispira alla vita di Warhol in qualità di grafico pubblicitario e vetrinista, attività che svolse a New York durante gli anni ’50 presso i negozi della Madison Avenue. Ed è proprio in questo periodo che si collocano le opere su carta della serie Golden Shoes.
Ma l’eccezionalità della mostra sta nelle opere che si saziano dell’aspetto più intrinseco della città di Napoli. “Amo Napoli perché mi ricorda New York, specialmente per i tanti travestiti e per i rifiuti per strada. Come New York è una città che cade a pezzi, e nonostante tutto la gente è felice come a New York. […] A Napoli c’è anche il pesce migliore, la migliore pastasciutta ed il vino migliore. Cos’altro potrei aggiungere?” così Warhol descriveva Partenope, la città dalle interminabili contraddizioni. La relazione nata tra l’artista e il capoluogo risale agli anni ’70, grazie al gallerista Lucio Amelio. Difatti fu proprio tramite quest’amicizia che Warhol trasse spunto per una serie di ritratti di personaggi connessi a Napoli come Joseph Beuys, Peppino di Bernardo, Graziella Lonardi Buontempo, oltre ai famosi panorami partenopei intitolati Napoliroid.
Ma di Napoli un evento gli ha toccato il cuore e la mente, il terremoto del 1980 che colpì l’Irpinia. Fondamentale fu il suo headline work, “Fate Presto”, che comparve sulla prima pagina del giornale Il Mattino, come un grido di riflessione per la sconcertante notizia. Tuttavia la sua opera più conosciuta a Napoli è quella legata al Vesuvio, più precisamente le sue serigrafie “Vesuvius” che ritraggono il vulcano in eruzione in diversi colori. Inoltre al Pan ci sarà anche la serie Ladies and Gentlemen, i disegni che si ispirano alle foto di Wilhelm von Gloeden, le collaborazioni con i gruppi musicali rock, comprese le case discografiche; e la serie Marilyn, tra cui quella firmata dall’artista stesso con la visibile scritta “Marilyn this is not by me”.
Mancheranno purtroppo le serigrafie delle Campbell’s soup e dei Camoufflage, così come le t-shirt realizzate dalla Andy Warhol Foundation for the Visual Arts; opere, queste, che più si adattano alla massificazione e commercializzazione contemporanea. La mostra sarà visitabile dal 18 aprile al 20 luglio tutti i giorni, martedì escluso, dalle 09.30 alle 19.30, mentre la domenica dalle 09.30 alle 14.30.
“Per me l’eruzione è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario ed anche un grande pezzo di scultura. Il Vesuvio per me è molto più grande di un mito: è una cosa terribilmente reale” (A.W.)