venerdì 29 Marzo, 2024
16 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

spot_img

Alexandria Ocasio-Cortez risponde alle offese di Yoho

Alexandria Ocasio-Cortez, la deputata democratica più giovane mai eletta, ha voluto iniziare il suo discorso di fronte a tutta l’aula del Congresso con la parola ‘bitch’ che mai nessuno aveva osato pronunciare proprio in quell’aula.

La democratica americana ha voluto con queste parole rendere partecipe tutti i suoi colleghi che nonostante le continue battaglie, sessismo e misoginia non sono ancora del tutto sparite e che continuano a ripresentarsi anche nei contesti più impensabili.

Ma torniamo indietro; la goccia che ha in questo caso fatto traboccare il vaso è arrivata quando il collega repubblicano della Florida, Ted Yoho, aveva osato definirla ‘fucking bitch’ sui gradini della Capital Hill dopo che la stessa deputata Alexandria aveva attribuito la crescente attività criminale a povertà e disoccupazione.

A questo sgradevole accaduto la deputata aveva risposto con ironia tramite social media.

Ma quando si è resa conto che dopo l’accaduto, da parte del collega non vi è stato nessun gesto di scuse, ma di un equivoco andando a negare di aver detto delle così sgradevoli parole, la deputata Alexandria Ocasio-Cortez ha deciso che l’ironia non bastava e in aula del Congresso ha iniziato un lungo discorso il cui video è diventato virale in pochissimo tempo.

Questa è la dichiarazione che la deputata americana Alexandria Ocasio-Cortez ha fatto in aula: “Chiedo la parola per una questione che riguarda la mia dignità. Un paio di giorni fa stavo salendo le scale del Campidoglio quando il deputato Yoho è sbucato fuori da un angolo con Roger Williams. Mi ha puntato un dito in faccia rivolgendomi epiteti come ‘disgustosa, pazza, fuori di testa’. Gli ho dato del maleducato. Poi sono entrata e ho votato. Quando sono uscita, davanti ai giornalisti, Yoho mi ha chiamata ‘fottuta p…’. Queste sono le parole con cui si è rivolto a una collega. Una collega che non solo rappresenta il 14° distretto di New York, ma ogni donna del Paese. Voglio essere chiara, i commenti del deputato Yoho non mi hanno colpita più di tanto. Vengo dalla classe operaia, ho fatto la cameriera. Ho preso la metropolitana, camminato per New York, e conosco quel linguaggio. Yoho non è un caso isolato. Era col deputato Williams, e questo fa capire che non si è trattato di un incidente. È un fenomeno culturale. È la cultura dell’impunità, dell’accettazione della violenza verbale e non solo verso le donne, e di un’intera struttura di potere che la sostiene. A dimostrarlo c’è il fatto che non sono stata apostrofata in modo offensivo solo da esponenti e parlamentari repubblicani, ma l’anno scorso lo stesso presidente Usa mi ha detto di tornare al mio Paese, sottintendendo che non sono americana. Il governatore della Florida, DeSantis, prima ancora che prestassi giuramento, disse di me: ‘Qualsiasi cosa sia’. Nemmeno il linguaggio disumanizzante è una novità. E quindi, mentre facevo queste considerazioni, pensavo di lasciar perdere. Ma quando ieri il deputato Yoho ha deciso di scusarsi in Aula non ho potuto fargliela passare. Non posso permettere che le mie nipoti, le ragazze che mi conoscono, le vittime di abusi vedano accadere questo, scuse del genere accettate e legittimate dal Congresso. Non ho bisogno delle scuse di Yoho. È chiaro che non è pentito. Ha affermato di avere una moglie e due figlie. Ho due anni meno della sua figlia più giovane. Anch’io sono la figlia di qualcuno. Mio padre, per fortuna, non è vivo per vedere come Yoho ha trattato sua figlia. Mia madre ha visto in tv la mancanza di rispetto manifestata in questo palazzo. E sono qui perché devo dimostrare ai miei genitori che non mi hanno cresciuta affinché accettassi abusi. Il disprezzo di Yoho non è rivolto solo a me, ma a ogni donna. Lui ha dato a ogni uomo il permesso di fare lo stesso con le sue figlie. Non permetterò a nessuno di cambiarci, di avvelenare i nostri cuori. Avere una figlia non rende un uomo decente. Trattare le persone con rispetto, questo rende un uomo decente. E quando un uomo decente sbaglia, si scusa. Non per salvare la faccia. Ma per riparare al danno fatto, in modo che tutti possiamo progredire”.