Una sfida troppo difficile per il presidente americano Barack Obama: dover affrontare l’Arabia Saudita sul tema dei diritti civili. La posta in gioco potrebbe essere molto alta: perdere i petrodollari che lo stato Mediorientale versa nelle casse degli Stati Uniti in cambio di armi. La questione è legata al Re Abdullah e in particolare alle sue 4 figlie, da 13 anni rinchiuse nel palazzo sotto pressioni fisiche e mentali. A chiedere l’aiuto di Obama è stata Alanoud al-Fayez, la ex moglie del Re, che avrebbe chiesto al presidente di mettere in pratica le idee di libertà che ha sempre osannato dall’inizio del suo primo mandato.
Le quattro figlie di Alanoud: Sahar, Maha, Hala e Jawaher, tutte di circa 40 anni, non maritate, vivrebbero a quanto pare recluse nel loro palazzo, senza documenti, controllate dai fratelli. Alanoud riferisce che sarebbero agli arresti domiciliari, costrette ad un solo pasto giornaliero e con poca acqua, ma non si sa precisamente quale sia la verità, dato che alcuni diplomatici sauditi hanno affermato che le giovani possono uscire se accompagnate dalle guardie del corpo.
Già in passato Alanoud aveva contattato alcuni giornali per ribellarsi ai costi affrontati per il divorzio e contro la reclusione delle figlie. Inizialmente le ragazze vivevano nel lusso e avevano anche la possibilità di andare a sciare all’estero. Dal giorno del divorzio però, il sovrano, forse per vendetta nei confronti della moglie, ha condannato le figlie a vivere esclusivamente all’interno del palazzo, costringendo una delle figlie, Hala, a convivere perennemente con i suoi problemi psichiatrici, sviluppati come trauma alla costrizione. Ed è per questo che Alanoud ha deciso di chiedere direttamente l’appoggio di Obama. L’eventuale scelta potrebbe costargli la rottura dei contatti economici con il sovrano.