Il Vomero perde anche la libreria Loffredo. Ora la collina sembra un avamposto di esercizi commerciali e cibo take away. Loffredo ‘nutriva’ culturalmente il quartiere dal 1929, in realtà sembra dall’800, ma un incendio scoppiato durante la seconda guerra mondiale ne ha distrutto gli archivi necessari alla ricostruzione della storia cronologica.
Crisi. Ad ogni brutta notizia il dito lo si punta sempre contro la crisi, come se quest’ultima arrivasse dal nulla e avesse il potere di inglobare interi esercizi commerciali. Abbiamo rivolto alcune domande ad Enrico Von Arx, Consigliere alla V Muncipalità di Napoli, nonché ai residenti del quartiere per comprendere in che modo hanno appreso la notizia.
Consigliere Von Arx, cosa pensa della chiusura della libreria Loffredo?
«La chiusura della libreria Loffredo contribuisce all’impoverimento culturale del quartiere Vomero. Al fattore crisi si è aggiunto il problema dell’aumento vertiginoso dei canoni di locazione»
Come è possibile che le istituzioni di competenza non abbiano potuto tutelare la ‘cultura’ in questa collina?
«E’ da anni che la Municipalità chiede alla Regione Campania una legge per arginare il caro-fitti, soprattutto a tutela degli esercizi storici, ormai davvero pochi, o che contribuiscono alla diffusione delle arti e della cultura. La mancata approvazione di un provvedimento del genere, oltre a impoverire il tessuto sociale culturale del quartiere, lo rende terreno fertile per i clan che, avendo a disposizione enormi capitali, lo utilizzano come lavanderia di soldi sporchi con esercizi che aprono e chiudono nel giro di pochi mesi. Ancora una volta, anche se ormai per molti aspetti è tardi, si chiede alla Regione Campania di intervenire con un provvedimento a tutela degli esercizi commerciali onesti, strozzati dalla crisi e dai fitti, e si chiede alla Magistratura di accendere un faro sulla quantità di negozi che chiudono nel giro di poche settimane dall’inaugurazione».
In giro per il quartiere i pareri sono discordanti. Per Lucrezia, 24 anni, studentessa universitaria, la chiusura di Loffredo non è dovuta alla crisi, bensì al progresso: «La globalizzazione non lascia spazio a queste piccole realtà, gli e-book sostituiranno i libri cartacei, a cambiare è lo stesso concetto di cultura. Dobbiamo accettare questa nuova cultura per stare al passo coi tempi».
Un’altra studentessa della stessa età, Lorenza, si mostra più malinconica: «Si sta dando spazio solo ai fast food, così facendo diventeremo tutti obesi ed ignoranti. Abbiamo detto addio a Fnac, un luogo di intrattenimento, musica e arte. Adesso diciamo addio a Loffredo, una libreria in cui entravi anche solo a fare un giro per restare incantata da tutti quei libri».
Anna, insegnante di italiano di una scuola elementare della zona, fa fatica ad accettare l’ennesima sconfitta del suo quartiere: «Prima Guida, poi Loffredo, persino Fnac ha cambiato gestione. Per noi un po’ più grandi, cresciuti in altri tempi, Loffredo rappresenta un luogo a cui leghiamo felici ricordi. Ho trascorso molte ore gironzolando tra i suoi scaffali, capisco che i tempi cambino ma dove andremo a finire senza cultura? Nulla potrà sostituire la bellezza di un libro di carta». Alcuni passanti invece alzano le spalle e rispondono con un arrendevole: «E che volete farci? è la crisi».