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lunedì, 29 Maggio 2023

Acquerello napoletano: teatro amatoriale, impegno professionale

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A Napoli, sul palco dello storico teatro Politeama, per la rassegna di teatro amatoriale organizzata a maggio dal teatro Augusteo, si sono alternate molte compagnie teatrali. Tra le tante, “Acquerello napoletano” ha messo in scena il riadattamento dell’opera di Francis Veber, “La cena dei cretini”.

Nella celebre opera, ogni mercoledì sera un gruppo di amici, ricchi e annoiati, organizza una cena alla quale i partecipanti devono portare un personaggio giudicato stupido, per riderne sadicamente tutta la serata. Noi abbiamo fatto lo stesso, invitandoli in redazione, con Salvatore Mazzocchi, che nel riadattamento interpreta il cinico Piero Contini; ed Emanuele D’Anna, che interpreta con indubbia bravura il ruolo di Arturo Pigna, il cretino. Non era una cena, non era mercoledì, ma l’incontro c’è stato e questa è la loro intervista.

Salvatore Mazzocchi
Salvatore Mazzocchi

Salvatore Mazzocchi cosa fa nella vita oltre a recitare?

«In realtà sono un agente di assicurazioni, ma in questo periodo particolare della mia vita mi sono occupato anche della regia dello spettacolo “La Cena dei Cretini”, messo in scena dalla nostra compagnia teatrale “L’acquerello napoletano” al Politeama.»

Dunque assicuratore nella vita, ma ha scelto un ruolo ‘cinico’ anche come attore?

«Io ho interpretato il ruolo del ‘cattivo’ che coinvolgeva ogni mercoledì sera a cena, il ‘buono’, ovvero il cretino di turno. Ma il testo è stato riadattato e successivamente abbiamo fissato dei momenti di improvvisazione progressiva, provati sì durante le prove, ma poi ampliati in scena durante la recita»

Perché, intendeva cambiare il ‘messaggio’ dell’opera?

«Non so se effettivamente il messaggio abbia subito o meno un cambiamento, però effettivamente quello che ho voluto far trasparire è l’idea ‘dell’ingenuità primordiale’, ispirata dal ‘buono’ in sé, che poi viene inghiottito dalla società e diventa ‘cattivo’; quindi la bontà infantile, fanciullesca, che poi cambia col tempo, si costruisce come uomo in carriera; questo cambiamento se vogliamo distrugge un po’ le persone, invece il ‘cretino’ è quello che cerca di costruire, ha un’ambizione, vuole realizzare grandi opere tramite piccoli dettagli e vuole capire come funzionano le cose della vita.»

Al riguardo la “portanza è fondamentale”?

«La portanza è fondamentale: anche questo ho voluto passare al pubblico. C’è un punto nella commedia che analizza proprio il collegamento che si viene a creare tra le persone, quindi la relazione tra due individui che entrano in contatto, prima diametralmente e poi che si collegano come attraverso un ponte, come due rive distanti. La funzione del ponte fondamentalmente è quella di collegare due ‘cose’ differenti»

Funziona il teatro amatoriale al Politeama?

«Un grande teatro a Napoli che apre le porte a una compagnia amatoriale è un gesto bello e importantissimo. Un teatro può rappresentare e rappresenta tutt’ora quello che del passato fa progredire ulteriormente la società e la vita in sé. La cultura deve essere amata, sviluppata e deve andare avanti. Aprire le porte di un teatro e assistere alla messa in scena di una compagnia amatoriale è davvero di fondamentale importanza. Lo spettacolo in sé ha funzionato grazie agli attori, ai testi, alle scenografie; e i tanti sacrifici fatti durante le prove sono stati ampiamente ripagati con la soddisfazione, in quanto gli attori della compagnia fanno altro nella vita e vivono il teatro come passione. Al riguardo voglio ringraziare tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione della commedia, dagli autori alla scenografa. Voglio ringraziare Stefano D’Ambrosio, il suo aiuto è stato fondamentale soprattutto per i tempi scenici».

Emanuele D'Anna
Emanuele D’Anna

Emanuele D’Anna, lei invece cosa fa nella vita?

«In realtà io sono un militare, sono Colonnello dell’Esercito. Ne “La Cena dei Cretini” ho interpretato il ruolo di Arturo Pigna, il ‘cretino’ di turno.»

Avete curato la commedia nei minimi particolari, avete provato molto?

«La commedia è un riadattamento. Sì, l’abbiamo curata per molti mesi provando e preparando tutto ciò che ruota intorno alla regia, soprattutto le prove, le prove e ancora le prove. Poi c’è stato tutto uno staff intorno, ruolo fondamentale per esempio è stata la scenografa, Marisa D’Anna. E’ un lavoro piuttosto corposo, la compagnia teatrale è amatoriale ma l’impegno, il lavoro e lo studio sono professionali; io personalmente, lo faccio solo per passione perché adoro il teatro e sto continuando sulle orme di mia madre»

Lei ha interpretato il ‘cretino’ con disinvoltura, suscitando più di un dubbio tra il pubblico (Ride – ndr), come avete elaborato il ruolo?

«Il ruolo è stato deciso e progettato tra me e il regista; abbiamo infatti inserito tutte quelle parti e quelle battute che potevano funzionare e da ciò sono nate tutte quelle special comedy che hanno fatto ridere il pubblico. Situazioni comicissime nate per caso e quindi adottate da noi più volte. Per esempio al teatro Troisi di Fuorigrotta abbiamo avuto un successo straordinario grazie alla scena dove c’è la famosa ‘telefonata al Policlinico’, scena nata spontaneamente e per caso. Il regista, Salvatore Mazzocchi, ha avuto delle trovate geniali.».

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