La Giornata internazionale dei diritti della donna ricorre l’8 marzo, per ricordare tanto le conquiste sociali, economiche e politiche, quanto le discriminazioni e le violenze, di cui le donne sono state e sono, tutt’ora, oggetto, in quasi tutte le parti del mondo.
Viene associata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita il 17 dicembre 1999 e celebrata, ogni anno, il 25 novembre.
Tale commemorazione si tiene negli Stati Uniti d’America dal 1909, in alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922. Ancora oggi, nell’accezione comune, è denominata Festa della donna, anche se risulterebbe più corretto definirla Giornata internazionale della donna, poiché la motivazione non è la festa, bensì la riflessione.
Con la risoluzione 3010 (XXVII) del 18 dicembre 1972, ricordando i 25 anni trascorsi dalla prima sessione della Commissione sullo status delle donne (svolta a Lake Success, nella contea di Nassau, nel febbraio 1947), l’ONU proclamò il 1975 “Anno Internazionale delle Donne“.
L’origine della ricorrenza è controversa. Per alcuni la sua istituzione risalirebbe al 1910, nel corso della seconda Conferenza dell’Internazionale Socialista di Copenaghen e sarebbe di Rosa Luxemburg l’invito a dedicare questo giorno alle donne. Secondo altri Clara Zetkin, socialdemocratica tedesca, avrebbe proposto la Giornata internazionale della donna su “Die Gleichheit”, giornale del quale era direttrice, rendendola ufficiale a livello internazionale dal 19 marzo 1911. La data fu scelta poiché in quel giorno, durante la rivoluzione del 1848, il re di Prussia avrebbe garantito il voto alle donne, promessa poi dimenticata.
E ancora, sarebbe stata la rivoluzione bolscevica ad imporre l’8 marzo. Il 23 febbraio 1917 del calendario giuliano (che corrisponde, appunto, all’8 marzo del calendario gregoriano), giorno in cui le operaie di San Pietroburgo manifestarono contro la guerra e la penuria di cibo.
La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della Seconda Guerra Mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel dopoguerra, cominciarono a circolare versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di un’inesistente fabbrica di camicie Cotton, avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi, in quella città, il 25 marzo 1911: l’incendio della fabbrica Triangle, durante il quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne provenienti dall’Europa.
Alcune ipotesi citano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili, tenutasi a New York nel 1857, mentre altre riferiscono di scioperi o incidenti verificatisi a Chicago, a Boston e a New York.
Non è certo che l’incendio della Triangle sia all’origine dell’8 marzo. Ma, forse, non esiste episodio più significativo per cogliere, da vicino, la condizione della donna nella società industriale: sfruttata per pochi soldi, priva di diritti (tra i quali quello di voto), nonché circondata dal pregiudizio di una presunta inferiorità morale ed intellettiva rispetto all’uomo.
Al giorno d’oggi, la situazione è decisamente mutata, anche se solo nell’Occidente del mondo. La carica simbolica dell’8 marzo non è del tutto esaurita ed il motivo che l’ha ispirata (la pari dignità con l’uomo nella vita politica, sociale e familiare) risulta, oggi più che mai, attuale.