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domenica, 24 Settembre 2023

I 100 anni dalla nascita di Edith Piaf

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Andrea Tarallo
Andrea Tarallo
Collaboratore XXI Secolo. Laureato in “Scienze Storiche” presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II” con una tesi sulla storia politica e economica dell’Argentina tra XX e XXI secolo

‘La vie en rose’ – il brano che invita a vedere la vita in rosa – è per ironia della sorte la prima canzone che viene a tutti in mente quando si pronuncia il nome di Edith Piaf.  Eppure, per quanto incredibilmente funestata da difficoltà, la sua vita sembrerebbe essere stata scritta da un romanziere dagli accenti particolarmente tetri. E in effetti, qualcosa di artefatto nella sua vita c’è ed è proprio la storia legata alla sua nascita che noi tutti conosciamo. Secondo la leggenda, partorita dalla fervida immaginazione di un giornalista che all’epoca intratteneva una relazione sentimentale con la cantante parigina, Edith Piaf sarebbe nata appunto il 19 dicembre del 1915 sugli scalini antistanti il civico 72 di Rue Belleville. Nell’occasione, la madre, fu aiutata a partorire da un poliziotto impegnato nel servizio di ronda nel quartiere. L’episodio è stato a tal punto universalmente accettato che pochi anni dopo la morte di Edith Piaf, fu addirittura apposta una targa in corrispondenza del palazzo per ricordare quella nascita singolare. Una targa che tuttora esiste e che è continuamente oggetto di fotografie ad opera dei turisti di tutto il mondo nel corso del loro soggiorno parigino.

Targa al n. 72 di Rue Belleville che ricorda la nascita di Edith Piaf
Targa al n. 72 di Rue Belleville che ricorda la nascita di Edith Piaf

Prima di iniziare a incantare il pubblico, Edith Piaf ha dovuto però confrontarsi con la vita di stenti che la famiglia le ha potuto offrire. Affidata inizialmente alle cure della nonna materna Aïcha, una ammaestratrice di pulci che riempiva i suoi biberon con il vino rosso nella convinzione di ucciderne così i microbi, fu successivamente affidata dal padre all’altra nonna, Louise Léontine, una tenutaria di una casa di tolleranza nella regione dell’Alta Normandia. Compiuti gli otto anni, il padre decise che era giunto per lei il momento di contribuire a rimpinguare le scarse finanze della propria famiglia. La piccola Edith iniziò così a cantare per strada. Ragazza madre a soli 17 anni, vide spegnersi tra le proprie braccia a causa della meningite la figlia Marcelle Carolina. Ma prima ancora che si aprissero per lei le porte del successo, Edith dovette sopportare ancora un durissimo colpo: i sospetti da parte della polizia di essere stata la responsabile della morte di Louis Leplées, il suo primo impresario.

Fortunatamente però, malgrado le circostanze di quel delitto non siano mai state chiarite, Edith ne uscì indenne. Decise allora di rivolgersi a un altro impresario, Raymond Asso, che per prima cosa ne ideò il nome d’arte Piaf, che nello slang parigino sta per ‘passerotto’. Dal quel momento, siamo nella seconda metà degli anni ’30, il suo successo incominciò a divenire inarrestabile. Con la sua voce dalle mille sfumature, Edith Piaf finì con l’anticipare di circa un decennio quel senso di ribellione ed inquietudine che incarneranno poi gli artisti della ‘rive gauche’, come: Juliette Greco, Camus e Queneau. Nel corso della sua folgorante carriera, la Piaf ha legato il proprio nome a quello di molti artisti che, dopo essersi esibiti con lei, sono stati anche loro baciati dal successo; tra questi: Gilbert Becaud, Charles Aznavour, Yves Montand, Serge Reggiani e Leo Ferrè.

Decisamente sfortunata anche la sua vita sentimentale. L’amore di una vita, il pugile Marcel Cerdan, muore in un incidente aereo lasciandola sola a manco un anno dal loro incontro. Quella tragica sera però, Edith cantò lo stesso per il suo pubblico; ma quando questi fece partire l’applauso alle prime note di ‘Hymne à l’amour’, la cantante chiese a tutti di non applaudire perché quello voleva essere il suo personale saluto all’amato Marcel.

 

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