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30 Ottobre 1960 Diego Armando Maradona

Maradona nasce a Lanus, Argentina, il 30 ottobre 1960, di domenica. E’ il terzo di sette figli, in capo al letto di donna Tota nè crocifissi nè fiocchi azzurri, una mano previdente ha provveduto a fissare una stella.

Vive di calcio dal giorno in cui uno zio materno lo omaggia del primo pallone: diverrà l’ideale prolungamento del suo piede sinistro, l’oggetto che gli procurerà fama e ricchezza, gioie e dolori, amore incondizionato e odio feroce.

Francisco Cornejo lo scova a far magie col pallone per le strade polverose della periferia di Buenos Aires, se ne innamora e lo porta alle cebollitas dell’Argentinos Juniors. E’ piccolo di statura ma talmente bravo che i dirigenti si vedono costretti a truccarne la carta d’identità, allo scopo di farlo misurare con ragazzi di 3/4 anni più grandi di lui. Centrotrentasei partite senza l’ombra di un sconfitta, finchè a 17 anni da compiere il debutto in prima squadra, contro il Talleres di Cordoba. Entra nella ripresa con il numero 16, tocca il primo pallone e fa un tunnel a Cabrera.

In quella stagione gioca poco ma ad ogni apparizione dà un saggio delle sue doti, tanto che il 27 febbraio del 77 debutta nella nazionale argentina, alla Bombonera di Buenos Aires, contro l’Ungheria.

L’anno successivo Diego Maradona è la stella indiscussa dell’Argentinos, ma nonostante i gol a grappoli il CT Menotti gli nega la partecipazione al mondiale casalingo, ritenendolo troppo giovane ed inesperto per una manifestazione che i biancocelesti devono vincere ad ogni costo.

La delusione è fortissima ma il Pibe de Oro si riscatta guidando la selezione nazionale al successo nei mondiali Under 19 disputati in Giappone nel 1979. Realizza, su punizione, uno splendido in finale e viene eletto miglior giocatore della manifestazione.

L’anno dopo, alla vigilia di una partita importante contro il Boca Juniors, il portiere xeneize Hugo Gatti lo definisce pubblicamente “bravino ma gordo (grassottello)”. Diego giura che affiderà al campo la sua risposta, promettendo una doppietta all’incauto portiere. La partita finirà 4 a 2 per l’Argentinos, con quattro reti di Diego Armando Maradona

Nell’estate del 1980 Diego Maradona passa proprio al Boca Juniors per una cifra mai vista nel calcio argentino. In gialloblù disputa due campionati, vince un titolo e diventa il miglior calciatore del pianeta. Logico che un prospetto di queste dimensioni finisca per attirare le attenzioni delle maggiori compagini europee, così, proprio alla vigilia del mondiale spagnolo, il Barcellona (guidato dal suo mentore Menotti) lo acquista a peso d’oro. Il fallimento dell’Argentina, eliminata dall’Italia nella seconda fase del mondiale, è quasi un segno premonitore di ciò che  lo attende in terra iberica. Magie a grappoli, reti spettacolari, ma anche un rapporto mai sbocciato con la difficile comunità catalana (Diego viene spesso apostrofato con il termine dispregiativo sudaca) e due gravi impedimenti fisici che gli impediscono di giocare con la dovuta continuità.

E’ l’estate del 1984 quando il DG del Napoli Antonio Juliano, facendo leva sulla voglia di Diego di scappare dalla Spagna, convince il presidente Ferlaino a buttarsi nell’impresa più affascinante e imprevedibile che potessero immaginare. La città vive due mesi col fiato sospeso, tra illusioni e speranze finchè, alla mezzanotte del 30 giugno arriva il tanto atteso annuncio. Diego viene presentato alla città il 5 luglio in un San Paolo affollato da 70000 tifosi che hanno pagato mille lire per salutare il campione e pregustare il futuro radioso che verrà.

Il resto è storia nota, due scudetti, una coppa Uefa, una coppa Italia, una supercoppa stravinta scherzando con la Juve ed un Mondiale, quello messicano, conquistato praticamente da solo, con la ciliegina della rete più difficile e spettacolare della storia del calcio.

Quella di Diego Maradona a Napoli è stata una dominazione senza limiti, sfociata in un amore che sopravvive all’incedere del tempo. Lo ricordiamo tutti, noi che l’abbiamo visto, i bambini che si emozionano ascoltando il racconto della sua leggenda. Uno così non nascerà mai più, è stato unico, il giovane condottiero con la maglia azzurra che ha sfidato il mondo.