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22 febbraio 1997: la clonazione della pecora Dolly

Sono passati ben ventitré anni da un evento che ha sconvolto il mondo e rivoluzionato l’universo della medicina: la clonazione di una pecora di nome Dolly.

All’epoca, fu presentata al mondo come la prima vera copia biologica di un altro essere.

In realtà, già in precedenza, alcuni esemplari di topi o anfibi erano stati riprodotti.

La vera innovazione riguarda il modo in cui il processo avvenne: non si partì dallo sdoppiamento di un embrione, ma di una cellula adulta.

Non mancarono le questioni etiche per via di quest’ azzardato avanzamento della scienza. Ancora una volta, l’uomo osava essere Prometeo e sfidare la natura e le sue leggi.

Tuttavia, il contributo che quest’azione diede alla scienza fu clamoroso.

Al di là dell’enorme dibattito morale che sorse, la clonazione della pecora portò, in effetti, a un netto miglioramento delle tecniche di produzione di farmaci.

Lo stesso processo permise a dottori e operatori del settore sanitario di comprendere, in modo più preciso, la genetica e lo sviluppo dei viventi.

Ma com’era stato possibile giungere alla clonazione di Dolly?

Per plasmare l’ovino, gli scienziati scozzesi della Roslin Institute studiarono il nucleo di una cellula appartenente alla mammella di una pecora bianca di sei anni.

Dal momento che fu impiegata una cellula mammaria per la creazione della bestiola, quest’ultima fu chiamata Dolly, in onore della prosperosa cantante Dolly Parton.

Dopo quasi 300 tentativi, venne finalmente alla luce il clone.

L’animale era però malato, soffriva infatti di artrite e di adenomatosi polmonare e nel 2003 perì, poiché si decise di far ricorso all’eutanasia, per porre fine ai suoi patimenti.