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22 aprile 2016: 175 paesi riuniti per l’apertura della ratifica dell’accordo sul clima

22 aprile 2016, una data storicamente importante per la lotta ai cambiamenti climatici e alla salvagiardia del nostro pianeta.

L’accordo di Parigi è un documento che prevede, tra le altre cose, l’impegno dei paesi ratificanti di mantenere l’aumento della temperatura media globale entro la fine del secolo ben al di sotto dei 2 °C e di proseguire negli sforzi verso l’obiettivo di +1,5 °C.

Il 22 aprile 2016 era la 74esima giornata mondiale della terra ed anche una data destinata a rimanere nella storia per due motivi.

In primo luogo l’accordo è il primo passo concreto verso un’inversione di rotta radicale sulle tematiche ambientali ed in oltre mai tanti paesi hanno ratificato un accordo nello stesso giorno in cui veniva aperto alla ratifica.

Una data che arriva dopo uno dei mesi di Marzo più caldi in assoluto, con temperature ben oltre la media stagionale negli 11 mesi precedenti. In quell’anno l’Africa orientale reggistrò uno dei periodi di siccità più difficile e il 93% della Grande Barriera Corallina subbì lo sbiancamento dei coralli, la calotta glaciale della Groenlandia affrontò una stagione anticipata di fusione dei ghiacci, con temperature record che sfiorarono i 20°C sopra la media.

Era quindi quantomai necessario intervenire.

Il periodo in cui gli stati membri ebbero la possibilità di ratificare l’accordo aveva la durata di un anno (21 aprile 2017) e l’entrata in vigore prevista per il 30° giorno successivo alla ratifica da parte di almeno il 55% delle Parti della Convenzione UNFCCC, rappresentative di almeno il 55% delle emissioni globali.

Nonostante la storicità del numero di firme ottenute già nel primo giorno, tra gli stati che firmarono sin da subit  non comparirono le grandi potenze occidentali.

Dei 175 paesi presenti, infatti, 15 Stati presentarono le rispettive ratifiche durante la cerimonia della firma. Sono questi gli stati che fanno parte dell’Alleanza dei Piccoli Stati insulari in via di sviluppo che, oltretutto, sono anche quelli più vulnerabili agli effetti del global warming.

Molti paesi, tra cui, tra cui Australia, Argentina, Camerun, Canada, Cina, Francia, Mali, Messico, Filippine e Stati Uniti, si impegnarono a firmare entro l’anno.
Mentre stati come il Brasile, l’Unione Europea, e la Federazione russa, si impegnarono a lavorare rapidamente per completare i passi necessari per la ratifica.

Per l’UE, essendo coinvolti un massiccio numero di stati, era necessario che il Parlamento europeo confermasse il suo sostegno al testo, presentando una proposta al Parlamento Europeo. Proposta che doveva poi essere discussa anche dal Consiglio Europeo.
Il 2 marzo 2016 la Commissione UE adottò la Comunicazione “The Road from Paris”, dove vengono si esaminarono le implicazioni per l’UE del nuovo Accordo e indicate le fasi e i passaggi per la sua attuazione.