I colori rappresentano l’esternazione dello stato d’animo di ogni individuo e spesso le sfumature che ne derivano vengono considerate prerogativa femminile. Il colore simbolo dell’universo femminile è il rosa, ma si tratta unicamente di una scelta di mercato?
Agli inizi del Novecento, il Time pubblicò un grafico in cui si rendevano noti i dati calcolati da alcuni produttori. In essi, il rosa veniva chiaramente identificato come il colore preferito per le bambine, mentre l’azzurro lo era per i maschietti. Il dato divenne immediatamente legge al fine di ottimizzare la produzione e quindi favorire le vendite. In realtà, la tendenza avrebbe avuto la sua origine in Francia, ma fu con il romanzo Piccole Donne di Louisa May Alcott che un nastro rosa fu usato per la prima volta per identificare la femmina e un nastro azzurro per indicare il maschio.
Fu quindi nel corso dell’Ottocento che si diffuse la moda del “colore stereotipo”, quando gli uomini decisero di abbandonare le tinte chiare e delicate preferendo abiti scuri come il grigio o il nero.
In breve tempo, il rosa finì per diventare il colore simbolo di un genere. Oggi, nel 2020, la moda riaccende l’attenzione su questo tema e una spiegazione giunge direttamente dalle passerelle internazionali: “Indossare un abito rosa è espressione di dolcezza senza alcuna prerogativa di genere poiché indossare il rosa è un invito alla gioia di vivere. infatti, sempre più uomini decidono di indossarlo.
Come affermava Kandinsky: “Il colore è un mezzo per esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde”.